Luca Argentero: «Il camice di Doc è un privilegio. Per strada mi chiedono diagnosi, ma non vado a cercare le malattie su Google»

L'attore all'11 gennaio torna in prima serata su Rai1

Sabato 16 Dicembre 2023 di Gloria Satta
Luca Argentero: «Il camice di Doc è un privilegio. Per strada mi chiedono diagnosi, ma non vado a cercare le malattie su Google»

Non è mai in discesa, la vita di Doc alias Andrea Fanti. Sopravvissuto a un colpo di pistola che gli ha tuttavia azzerato 12 anni di memoria, combattuta la pandemia con il suo doloroso strascico di vittime, il medico più amato dagli italiani è tornato da primario nel suo ospedale ma deve affrontare una nuova battaglia: quella contro «il potere del denaro» che rischia di contrastare la sua missione imprescindibile, cioè «mettere il paziente al primo posto», dice con evidente coinvolgimento Luca Argentero che dall'11 gennaio torna in prima serata su Rai1 (ma il 18 e 19 dicembre i primi due episodi si vedranno al cinema) protagonista della terza stagione di Doc - nelle tue mani, la serie spacca-auditel ispirata alla vera storia del medico smemorato Pierdante Piccioni e prodotta da Lux Vide-Gruppo Fremantle con RaiFiction.
La regia delle otto serate è di Jan Maria Michelini, Nicola Abbatangelo, Matteo Oleotto e accanto all'attore 45enne tornano i personaggi che, tra passato e presente, scandiscono la sua vita dentro e fuori l'immaginario Policlinico Ambrosiano: l'ex moglie sempre amata Sara Tiberi, l'assistente Matilde Gioli, il giovane medico Pierpaolo Spollon, lo psichiatra Giovanni Scifoni, la caposala Elisa Di Eusanio più alcune new entry.

In attesa che arrivi il remake americano ma con una donna protagonista.


È vero che in questa nuova stagione Doc recupera sprazzi di memoria?
«Sì, ma non riesce a capire se i ricordi che riaffiorano nella sua mente siano reali o frutto delle cure a cui si sottopone. Il tema centrale dei nuovi episodi è comunque lo scontro tra il mio personaggio e la direzione verso cui purtroppo sta andando la sanità moderna».


Quale?
«L'idea che, in nome dei profitti, le risorse vadano tagliate a scapito della qualità delle prestazioni. Ma questo è l'ultimo pensiero del mio Doc che ai pazienti vuole invece continuare a dedicare l'ascolto, le cure e il tempo necessario».


Non si è stancato di indossare il camice bianco?
«Scherziamo? Ho avuto la fortuna, anzi il privilegio di incontrare quattro anni fa questo personaggio così amato dal pubblico. E interpretarlo, con la magnifica squadra che abbiamo creato sul set, è tuttora un'esperienza corroborante. Nemmeno per un minuto ho pensato che potesse fagocitare la mia carriera che dura ormai da vent' anni».


Soddisfatto o si sente in credito?
«Sono ultra-contento dei risultati che ho ottenuto. Ho avuto molto di più di quanto potessi sperare».


Si sente molto cambiato rispetto a vent' anni fa?
«Oggi sono un attore molto più consapevole e ho più fiducia nei miei mezzi. E posso dare dei consigli tecnici, ad esempio come stare sul set, ai giovani che lavorano con me».


C'è qualcosa che la accomuna a Doc?
«L'empatia. Anch'io, come lui, sono naturalmente portato a stabilire un rapporto con le persone, mi piace ascoltare e anche intrattenermi con i fan che mi fermano per la strada».


Che padre è per i suoi bambini Nina Speranza, tre anni e mezzo, e Noé Roberto di dieci mesi?
«Un padre che vuole godersi i figli al massimo e cerca di stare con loro il più possibile. È bellissimo averli appiccicati addosso e ormai le mie scelte professionali sono orientate in funzione della vita familiare».


Il grande successo tv rischia di precluderle la carriera nel cinema?
«No, ho appena girato il film La coda del diavolo di Domenico De Feudis e ho altri progetti nel cinema. Ormai gli steccati tra piccolo, grande schermo e piattaforme non esistono più. L'importante è sempre imbattersi in una buona storia».


Farà il regista anche lei, come tanti altri attori?
«Non credo proprio, mai pensato. Ma domani chissà: sono arrivato a scrivere un libro (Disdici tutti i miei impegni, Mondadori, ndr) e magari potrei anche finire dietro la cinepresa. Ma non a breve, finché ho i figli piccoli».


Tornando al suo personaggio, nella vita qualche cosa è bene dimenticarla?
«Io la penso come Andrea Fanti: bisogna salvaguardare tutto, nel bene e nel male, perché tutto fa parte del nostro vissuto».


Dica la verità: da quando fa un dottore la gente le chiede diagnosi e prescrizioni, magari lei stesso si è scoperto ipocondriaco?
«No, continuo ad avere con la medicina un rapporto molto sano di fiducia e rispetto. Non sono in ansia per la mia salute e soprattutto non faccio l'errore di scoprirmi dei malanni navigando su Google. Quanto alle ricette, gli amici me le chiedono solo per scherzo».

Ultimo aggiornamento: 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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