«Al Polo S. Chiara bestie impagliate
e auto d'epoca? La città non le vuole»
Il centro Carotti riapre la discussione

Martedì 29 Novembre 2016
Alcuni animali impagliati della collezione Luca
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BASSANO - Tutto pareva tornato liscio come l'olio e invece il Centro Romano Carotti rigetta il sasso nello stagno. icendo che al Polo museale Santa Chiara non ci vede proprio bene gli animali impagliati e le auto d'epoca, tra l'altro definite come poco accattivanti sotto il profilo culturale: «Il Centro Romano Carotti è sempre stato contrario all’ipotesi che riunisce, in una curiosa sintesi, la collezione Luca di animali “tassidermizzati” (impagliati) e il museo d’auto Bonfanti Vimar. Idee povere culturalmente e datate, ben lontane da una politica culturale adeguata a Bassano».

Dall'ex caserma al futuro

 

Come noto c'era stata una vampata di idee nuove, ma poi dopo aver chiesto un parere legale l'amministrazione Poletto si era riassestata sulle scelte dei predecessori. «Quest’ opera ha avuto un cammino difficile, le scelte delle passate amministrazioni sono state contestate molte volte e da più parti. Ora sembra che la decisione di proseguire i lavori abbia fugato ogni dubbio e chiuso ogni discussione, a noi pare che le obiezioni di fondo rimangano - si legge nella nota del Carotti inviata da Franco Bizzotto -.  Si potrebbe continuare a discutere, ma adesso la preoccupazione è un'altra e riguarda la sostenibilità di tutta l’operazione». 

Perché, continua il ragionamento, un museo attrattivo, capace di convogliare grossi flussi turistici, con una progettazione scientifica che lo qualifichi come eccellenza, presuppone grandi investimenti di carattere continuativo e va certamente oltre la qualità delle nostre collezioni di partenza. Si pensa di superare questa evidente contraddizione cercando una collaborazione con il Muse di Trento, ma non sarà il rapporto dispari con un museo di ben altra dimensione e interessi a risolvere il problema. «Quello che serve adesso è un progetto gestionale chiaro e realistico che parta dai costi fissi del personale e della manutenzione per arrivare a quelli per investimento in progetti e stabilisca credibili ipotesi operative future. Tale documento non può essere successivo all’opera ultimata, ma prioritario perché ci permette una valutazione concreta di quanto si sta facendo. La nostra preoccupazione - agggiunge la nota - è che tutto si riduca nello scaricare sulla gestione pubblica il peso di costi altissimi che graveranno sui bilanci comunali futuri già oberati dalle ristrettezze imposte agli enti locali».

Quindi il nuovo invito a rivedere il progetto e a non accontentarsi di fare proprie le idee del passato. «Il progetto dovrebbe mantenere la sua destinazione culturale, ma pensando a spazi di servizio per quello straordinario tessuto di iniziative che Bassano esprime. Mostre temporanee, espressioni artistiche soprattutto giovanili, auditorium, sala multifunzionale ecc. sono esigenze presenti e concrete che potrebbero avere un ruolo nella crescita complessiva della città e che si possono sostenere con una organizzazione molto flessibile, leggera e poco dispendiosa. E’ praticabile una strada del genere o si darebbe il via a una sfilza di ricorsi come da qualche parte si paventa? Tutto è possibile, ma ci pare che il rischio più grave sia quello di trovarsi a gestire un costante deficit di bilancio».

Infine il messaggio a Poletto & C.: «Un’amministrazione pubblica ha il dovere-potere di autotutelarsi rispetto a scelte avvenute in passato e lontane ormai negli anni. Una mancata copertura finanziaria, l’impossibilità di risparmi di spesa, la valutazione di mutate condizioni generali sono motivi che invalidano qualsiasi scelta di precedenti amministrazioni, secondo i principi consolidati di autotutela. Occorre partecipare alla città questa volontà per vanificare quel fragile castello di pareri favorevoli costruito e sbandierato nell’esclusivo interesse di onerose collezioni private. Un grave errore sarebbe quello di dare ormai per determinato il percorso di un’opera che, a dispetto delle interessate manifestazioni di favore, la città non vuole».
Insomma un modo per riaprire un dibattito che pareva sopito.

Ultimo aggiornamento: 13:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA