Nelle aree coltivate con metodo di agricoltura biologica sia presente in media quasi il 10% di specie in più rispetto alle aree gestite in agricoltura convenzionale, dipendenti dall’uso di pesticidi.
Questo è un esempio di come la tecnologia possa contribuire significativamente alla ricerca, mettendo a disposizione degli studiosi una notevole quantità di dati, molto maggiore per durata delle misurazioni rispetto a quanto ricavabile tradizionalmente con tecniche di monitoraggio basate solo sull’intervento umano in campo. «L’utilizzo di tecnologie digitali innovative che stiamo sperimentando attraverso la collaborazione con Huawei e il supporto tecnico di Rainforest Connection, ci consente di perfezionare e incrementare lo studio della biodiversità negli agroecosistemi e valutare con maggiore efficacia l’impatto delle diverse pratiche agricole. I risultati del progetto “Guardiani della Natura” confermano l’urgenza dell’approvazione di un Regolamento europeo forte ed efficace per la riduzione dell’uso dei pesticidi, che sarà votato proprio questa settimana dal Parlamento europeo in plenaria» ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttrice conservazione del Wwf Italia.
Il numero di specie rilevato nei siti gestiti con pratiche biologiche è risultato più elevato non solo in assoluto nello spazio all’interno della singola area di studio, ma anche nel tempo in qualsiasi istante; inoltre le specie animali rilevate, oltre a risultare più numerose e varie, si sono mostrate nei siti in biologico anche più attive. Questa persistenza di biodiversità suggerisce che l’agricoltura biologica contribuisce a creare un habitat più stabile, sicuro e accogliente per gli animali che si sentono liberi di esprimere al massimo i loro comportamenti naturali.
«È indispensabile spingere sulla transizione agroecologica per cambiare rapidamente sia il modo di produrre che di consumare cibo, passando dall’attuale modello di agricoltura intensiva all’agroecologia, di cui il biologico e il biodinamico sono gli esempi più diffusi, in grado di mettere a disposizione soluzioni concrete per la tutela della biodiversità e di tutte le di forme di vita che popolano la Terra» - ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente di Federbio, intervenuta all’evento.
Le oasi monitorate sono state: Valle dello Sporeggio (TN), Bosco di Vanzago (MI), Ghirardi (PR), Ripa Bianca di Jesi (AN), Calanchi di Atri (TE), Lago di Penne (PE), Monte Sant’Elia (TA) e Lago Preola e Gorghi Tondi (TP). «La tecnologia può offrire un grande contributo alla maggiore comprensione e successiva risoluzione di problematiche globali di tipo complesso come la conservazione della natura - ha dichiarato Eduardo Perone, Vice President Business Development di Huawei Europe - Da lungo tempo siamo impegnati a mettere a disposizione le nostre tecnologie per supportare progetti di sostenibilità in tutto il mondo attraverso il nostro programma di Corporate Social Responsibility TECH4ALL. Siamo orgogliosi e molto soddisfatti di avere implementato con successo in Italia un sistema di monitoraggio degli ambienti rurali».