Si sono dati appuntamento a corso Francia, a pochi metri dal luogo in cui, esattamente 3 anni fa, hanno perso la vita in un tragico incidente le due sedicenni Gaia e Camilla.
“Era da poco passata la mezzanotte di quel 22 dicembre 2019 quando la vita di mia figlia è stata spazzata via in un attimo” ricorda Edward von Freymann, papà di Gaia e fondatore dell’associazione che porta il nome della figlia e che ha come obiettivo quello di diffondere la cultura della sicurezza stradale, soprattutto tra i giovani e nelle scuole. “Sono passati 3 anni – continua Edward - ma purtroppo nulla, o quasi, è cambiato. Corso Francia è un cimitero a cielo aperto, ovunque ci sono lapidi e fiori, è un’autostrada nel centro di Roma. C’è ancora molto da fare perché in Italia manca la cultura della sicurezza stradale”.
Leonardo Lamma morto a Corso Francia, la mamma: «Buche riparate dopo l'incidente, voglio la verità»
Poi il monito rivolto ai giovani: “I ragazzi devono sapere – aggiunge il papà di Gaia - che quando guidano un mezzo per strada è come se avessero tra le mani una pistola carica. Questo vado a raccontare nelle scuole, ormai è diventata la mia missione, ho dovuto trasformare un dolore infinito, che non auguro a nessuno, in qualcosa di positivo. Ai giovani dico: attenzione perché la vita è un dono ed il pericolo è dietro l’angolo. Gaia e Camilla sono diventate un simbolo di questo perché quello che è capitato loro poteva succedere a chiunque. Si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una fatalità? – prosegue - Piuttosto una serie di precise concause che potevano essere evitate. Ma manca il rispetto, la responsabilità. I ragazzi pensano a divertirsi la sera, a bere, a drogarsi e poi si mettono in macchina. A volte basta anche solo una distrazione. Ormai una delle principali cause degli incidenti stradali è l'uso del cellulare. Ma in pochi sanno che quel secondo e mezzo percorso in auto a 50 km orari mentre si guarda il telefonino anche solo con la coda dell’occhio significa decine di metri di buio totale in cui può avvenire qualsiasi cosa. Mia figlia – conclude - in un secondo e mezzo si sarebbe potuta salvare perché le mancava un attimo per superare la penultima striscia pedonale. Ogni giorno penso a quel maledetto secondo e mezzo in più che le avrebbe potuto salvare la vita”.