Ferita in ospedale, chiede 12mila euro

Giovedì 20 Luglio 2017
Ferita in ospedale, chiede 12mila euro
Si è ritrovata con una ferita alla gamba dopo essere stata consegnata alle cure del personale del pronto soccorso. È accaduto poco più di un anno fa a una 93enne arrivata al Ca' Foncello in codice verde. Visto il taglio, i medici hanno applicato dei punti di sutura. Ma non sono bastati a fermare il sangue. Il figlio se n'è accorto dopo il trasferimento della madre al San Camillo. E ora chiede all'Usl un risarcimento di 12 mila euro. Ma l'azienda sanitaria, sulla base di una perizia medico legale, ha proposto di chiudere la cosa con 600 euro. Una distanza enorme che rischia di far saltare la mediazione davanti alla Curia Mercatorum di Villorba e di aprire le porte a una causa in tribunale.
Il figlio, che si è rivolto all'avvocato Luigi Fadalti, racconta di essere stato tenuto all'oscuro di tutto dal personale del pronto soccorso. Il 21 giugno del 2016 ha chiesto spiegazioni formali. Dall'ospedale hanno risposto che l'anziana era stata accidentalmente ferita durante le operazioni di spostamento. E l'intensa attività di quel giorno nell'area delle urgenze aveva impedito al personale di avvisare subito i familiari. Giovedì scorso l'Usl ha proposto di risolvere la controversia con 600 euro. Per la famiglia della 93enne, nel frattempo mancata per altri motivi, la cifra è indecente. Ma l'azienda sanitaria non ci sta a far la parte di quella che non vuole pagare.
«Ci troviamo di fronte a una richiesta di danni non quantificata e non giustificata da alcun esperto, ma solo richiesta tramite legale mettono in chiaro è stata riscontrata sulla signora una ferita di lievissima entità, curata subito e medicata. Una ferita di quelle che le persone anziane possono procurarsi molto meno difficilmente di quelle più giovani. Del fatto che non sia stata data immediata comunicazione ai parenti, l'azienda ha già inviato le scuse formali, riconoscendo una propria mancanza. Difficile, invece, è comprendere il danno denunciato dai familiari».
«Non è assolutamente comprensibile da quale quantificazione possa essere richiesta una somma di 12mila euro concludono stiamo parlando di denaro pubblico e questo impone estrema responsabilità. Per l'azienda sanitaria sarebbe peggio accettare di soddisfare una simile richiesta senza motivazioni valide e così privare altri cittadini delle cure, degli ausili o dei medicinali corrispondenti a quella somma».

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