Omicidio di Riese Pio X. Il ministro Carlo Nordio «assolve» la Pm che non fermò Bujar Fandaj, lo stalker di Vanessa Ballan: «Nessun ritardo né incuria»

Giovedì 14 Marzo 2024 di Angela Pederiva
Omicidio di Riese Pio X. Il ministro Carlo Nordio «assolve» la Pm che non fermò Bujar Fandaj, lo stalker di Vanessa Ballan: «Nessun ritardo né incuria»

RIESE PIO X (TREVISO) -  A tre mesi dal femminicidio di Vanessa Ballan, il ministro Carlo Nordio “assolve” la Procura di Treviso. Per il titolare della Giustizia, non c’è stata «incuria nei doveri» durante l’inchiesta per stalking scaturita dalla denuncia della 26enne nei confronti di Bujar Fandaj, il 41enne che però era rimasto libero e il 19 dicembre l’aveva ammazzata. Tre giorni dopo la tragedia di Riese Pio X, il Guardasigilli aveva fatto chiedere «una relazione dettagliata» agli uffici giudiziari trevigiani, dalla quale «non emergono elementi che possano reputarsi indice» di trascuratezza, secondo quanto comunicato in risposta a un’interrogazione del senatore Gian Marco Centinaio.

I PROVVEDIMENTI
La querela era stata presentata da Vanessa, accompagnata dal compagno Nicola Scapinello, la sera del 25 ottobre 2023. Come riassunto da Nordio, citando ampi stralci del resoconto fornito dal procuratore Marco Martani, già il 27 ottobre il pubblico ministero di turno aveva emesso «un provvedimento di perquisizione personale e domiciliare, ben motivato e completo di capi di imputazione secondo quanto richiesto dalla riforma “Cartabia», tanto che a Bujar erano stati sequestrati i telefonini, mentre la donna non era stata chiamata a deporre in quanto era stata reputata «esaustiva la assunzione di informazioni» compiuta dai carabinieri.
In base alle disposizioni organizzative della Procura, il 6 novembre il fascicolo era passato alla pm Barbara Sabattini, componente del gruppo specializzato in reati di violenza di genere ed atti persecutori. Il 13 novembre il giudice per le indagini preliminari aveva autorizzato l'acquisizione dei tabulati della vittima. Dopo di allora non erano state effettuate «altre attività di indagine» e non erano state segnalate «ulteriori condotte minatore o moleste». Ma a sei giorni da Natale, il corpo senza vita di Vanessa era stato rinvenuto in casa da Nicola. A quel punto il sostituto procuratore Michele Permunian «si recava immediatamente sulla scena del crimine ed assumeva la direzione delle indagini rimanendo presente in loco sino alla tarda serata dello stesso giorno», quando Fandaj era stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto da parte dei carabinieri, dopodiché il gip aveva convalidato il provvedimento e aveva applicato la misura cautelare della custodia in carcere. 

IL DIVIETO
Sotto la lente era finita la decisione della pm Sabattini di non disporre alcuna restrizione nei confronti del 41enne, come ad esempio il divieto di avvicinamento, già dall’autunno. Dalla ricostruzione firmata dal procuratore Martani e divulgata da Nordio, risulta che «sulla base della disamina della sequenza cronologica delle attività compiute nel procedimento» per stalking, «non si possa oggettivamente parlare di un ritardo nella trattazione del caso», né di sciatteria considerate «la tempestività e la cura nella stesura del provvedimento di perquisizione». Quanto alla mancata presentazione di una richiesta di misura cautelare al gip da parte dei due pm che si sono occupati della denuncia, quella decisione è stata «il frutto di una valutazione discrezionale», riguardante sia «il livello di gravità indiziaria (specie per quanto concerne l'ipotizzato delitto di violenza sessuale mediante minaccia), sia la attualità delle esigenze cautelari (specie dopo che l'indagato, col sequestro dei cellulari, era stato privato del possesso dei filmati che costituivano il suo strumento di ricatto)». Una valutazione che per 54 giorni era sembrata corretta, poiché Bujar «non risultava avere continuato a perseguitare» la 26enne «con minacce o molestie». 
Inoltre a fine ottobre non c’era ancora la legge 168, entrata in vigore solo il 24 novembre, che ha inasprito le disposizioni del Codice Rosso, in particolare imponendo «al pm un termine di 30 giorni dall'iscrizione della notizia di reato per la valutazione della necessità di chiedere misure cautelari ed un ulteriore termine di 20 giorni al gip per prendere una decisione in merito». 

LE NORME 
Nella sua interrogazione, il senatore Centinaio ha sottolineato che «la valutazione fatta dall’ufficio fu che il caso non aveva i requisiti dell’urgenza» e ha rimarcato che «la supposizione purtroppo si è rivelata tragicamente infondata». Per questo il rappresentante della Lega ha chiesto al ministro Nordio se fosse «a conoscenza di quanto accaduto e quali iniziative, per quanto di competenza, siano previste per monitorare la corretta attività di applicazione delle norme in materia». Nella sua risposta, l’esponente di Fratelli d’Italia scrive che «allo stato, dal vaglio della sequenza cronologica degli atti posti in essere dall'autorità giudiziaria competente, non emergono elementi che possano reputarsi indice di incuria nei doveri». Il titolare della Giustizia aggiunge comunque che «forte è l'auspicio che la recentissima normativa approvata, e non ancora in vigore al momento della tragica vicenda esposta, possa essere funzionale ad evitare il ripetersi di gravi eventi di violenza, avendo previsto interventi da parte delle autorità, anche giudiziaria, ancora più serrati».
 

Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 11:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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