La pop art nelle stanze della Basilica Palladiana. L'itinerario artistico in 100 opere per sognare

Da oggi al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio che riporta nella collettività la leggerezza e la propositività sociale di quegli anni

Sabato 2 Marzo 2024 di Alessandro Cammarano
La pop art nelle stanze della Basilica Palladiana. L'itinerario artistico in 100 opere per sognare

VICENZA - La pop-art sbarca a Vicenza. Si inaugura oggi alla Basilica Palladiana la mostra "Pop-Beat-Italia 1960/1979. Liberi di sognare", prodotta dal Comune berico insieme alla casa editrice Silvana Editoriale. L'allestimento è curato dall'artista Roberto Floreani che a questo proposito ha raccontato ieri durante la vernice: «Una mostra viva, comprensibile, popolare, che riporti nella collettività la leggerezza e la propositività sociale di quegli anni, attualizzando quella "Libertà di sognare" che oggi può rivelarsi salvifica dopo le costrizioni del lockdown».

Il racconto delle generazioni Pop e Beat

Vicenza, grazie anche all'impegno del Comune (assessorati Cultura, Turismo e attrattività, e Istruzione), diventerà da oggi al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio, «gioioso e accessibile a tutti» come lo ha definito il sindaco Giacomo Possamai.

Si è dunque di fronte ad un progetto sul "sentire comune" di artisti, letterati, musicisti di due decenni cruciali del nostro Paese, superando le barriere strettamente storiografiche, le rispettive rivendicazioni tematiche individuali, le stesse classificazioni Pop e Beat in gran parte nemmeno condivise dagli stessi artisti che han finito col farne parte.

Un percorso di cento tappe.Tutti gli artisti

Per la prima volta saranno esposte e raccontate insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all'impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti ma delle quali, come ha sottolineato Floreani, sono in qualche maniera precorritrici nonostante la rivendicazioni dell'America di Allen Ginsberg e Roy Lichtenstein.
In un percorso di 100 opere di 35 artisti da Baj a Rotella, da Ceroli a Schifano, passando per Marotta e la Fioroni sarà evidenziata l'unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l'autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all'avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università. Istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti, quindi, da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all'evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.

La corrente italiana 

Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta in realtà non così tanto per i fermenti a Milano e Torino, verrà finalmente restituita un'identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell'Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica Populista, fortemente politicizzata e contro la mercificazione dell'arte. Antigruppo in chiara polemica con il Beat salottiero ed egemonico del Gruppo '63, legato all'influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari, e che merita quindi un'attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile. Non solo arti visive: l'atmosfera Beat sarà garantita anche dalla musica di quegli anni, diffusa in loop, e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un'intera generazione rappresentata da Aldo Piromalli, Andrea D'Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri. Tra le numerose opere che saranno presenti in mostra, a illustrare il percorso espositivo, ricordiamo: Enrico Baj, Coppia, 1963; Renato Mambor, La pistola giocattolo, 1965; Umberto Bignardi, Senza titolo, 1965; Gino Marotta, Natura modulare, 1966 e sempre di Marotta Giraffa artificiale, 1972; Piero Gilardi, Mais, 1966; Mario Schifano, Futurismo Rivisitato, 1967; Fabio Mauri, Cinema a luce solida, 1968; Bruno Di Bello, Ritratto di Paul Klee, 1968; Umberto Mariani, La contestazione mondana, 1968. La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, a cura di Roberto Floreani, con testi di Roberto Floreani, Gaspare Luigi Marcone, Alessandro Manca.

Ultimo aggiornamento: 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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