Ligabue, dal Vajont al tema della "memoria": parte da Verona (con sold-out) il nuovo tour

Dopo gli spettacoli all'Arena si passa a Torino, Firenze e Bologna. Due ore di concerto per il rocker di Correggio e il suo nuovo album "Dedicato a noi"

Mercoledì 11 Ottobre 2023 di Camilla Mozzetti
Ligabue, dal Vajont al tema della "memoria": parte da Verona (con sold-out) il nuovo tour

Non si usa farlo nei concerti.

Ma lui l'ha fatto, a stravolgere quello “storytelling” di musica e parole che da sempre caratterizza uno spettacolo dal vivo. Del resto, la meraviglia si ferma a un certo punto, considerato il fatto che le parole per lui hanno sempre avuto un peso assoluto e mai relativo. E allora ecco che con una semplicità inaspettata, tra una canzone e l'altra, ricorda a tutti coloro che erano lì, lo scorso nove ottobre, quanto importante sia avere “memoria” della nostra storia collettiva.

Così dal palco dell'Arena di Verona, Luciano Ligabue, nella prima data del suo nuovo tour ricorda la tragedia del Vajont. «Una delle cose peggiori dei tempi che stiamo vivendo, e ce ne sono ahimè tante di brutte, è il fatto che la velocità faccia in modo che abbiamo bisogno costantemente di qualcosa di forte - dice il rocker di Correggio - impulsi forti, notizie forti e tutto questo sta accorciando la nostra memoria perché non abbiamo così tanto spazio per ricordare tutto ma non ce lo possiamo permettere».

Sessant'anni fa «un monte è franato all'interno di un bacino e 270 milioni di metri cubi di roccia sono finiti in quel bacino creando un'onda che era alta, si dice, fra i 170 e i 250 metri: non ci possiamo permettere di dimenticare ed è per questo che vi chiedo una cosa che non si fa mai nei concerti ma lo chiedo per favore, dedichiamo un minuto di raccoglimento per loro che non è dedicato solo a loro ma è dedicato anche alla nostra memoria nel momento in cui lo facciamo».

La memoria collettiva, dunque, che si lega a quella personale dentro cui ognuno può riconoscersi e che caratterizza anche il suo ultimo album. Quel “Dedicato a noi” dove proprio il tema della memoria si rincorre sotto molteplici declinazioni. La memoria di “coppia”, ad esempio, e quindi il tema della famiglia, che non è mai perfetta, tanto in “Metà della mela” quanto in “Così come sei”. Nella prima, una delle sue «migliori canzoni di sempre» come Liga l'ha definita prima di cantarla, e dedicata alla moglie Barbara, c'è la memoria di una coppia che è ancora al suo posto, nonostante le valigie fatte di fretta con i seguenti “adesso basta”, il male che reciprocamente capita di vomitare, trovandosi però, alla fine, in quello stesso posto dove si è “pronti a tutto” con “l'amore che fa ancora effetto”.

Nella seconda si racconta invece la “fine” che hanno fatto i due protagonisti di “Salviamoci la pelle” (brano celebre di quel fortunato secondo album – era il settembre1991 – che si intitolava “Lambrusco coltelli rose & pop corn"): un uomo e una donna che si innamorano ragazzi e che, da adulti, con i figli e qualche acciacco in più, sono ancora lì a tenersi per mano con un vestito rosso per lei e una moto Guzzi tolta dal garage con cui lui le dice: “Ti porto dove vuoi, Signora tutto arrosto e niente fumo”. A trovarlo un complimento più bello di questo e a trovarla una coppia che si cerca ancora come fosse il primo giorno.

E sì, c'è anche nostalgia (e molta) nel nuovo album del Liga, stessa carica di sempre per due ore di spettacolo senza interruzioni che lascia già presagire come andrà il tour. Ma è una nostalgia che non presta il fianco alla tristezza bensì all'esperienza: per quanto Ligabue si guardi indietro e - a 63 anni, compiuti lo scorso 13 marzo, è pur lecito farlo - la vita salva quello che si deve salvare e lascia indietro tutto il resto. “Il dito medio ai rimpianti” come sintetizza in un gesto nel brano “La parola amore”, altra canzone del disco (già in vetta alle classifiche) dove qualcuno ritrova qualcun'altra, persa, forse volutamente allontanata.

Anche il primo concerto di apertura del tour, riconfermato con la seconda data sempre all'Arena, tiene stretta la memoria perché Liga tira fuori canzoni che hanno fatto la sua storia ed hanno un perché, un'identità chiara: torna “Viva” e tornano i “Ragazzi sono in giro”. Torna Veleno (si era già ripresentato allo stadio Olimpico lo scorso luglio a dire il vero) a ricordare che i Duri – quelli veri – hanno sempre due cuori. Torna “Sarà un bel souvenir” e non è un caso. Torna “Lettera a G” e c'è anche “Lambrusco e pop-corn”. E poi ancora "Tutti vogliono viaggiare in prima" dove, oltre alla memoria, è chiaro un altro "principio" che sta a cuore al cantautore, ovvero quello di avere una coscienza, possibilmente "parlante" all'occorrenza, e di rifiutare i compromessi che pure a volte, il caso o il destino, mettono sul piatto: "Siamo quelli che da quelli come te non si fanno mai pagar da bere, perché siamo quelli che è meglio se lo sai con quelli come te son sempre pari". E poi la quasi-immancabile "Questa è la mia vita". Sarebbe stato bello ascoltare anche "Chissà se in cielo passano gli Who" o "Hai un momento Dio" quantomeno per quella suggestione, neanche troppo calcata, di voler trovare un nesso con la recente "Chissà se Dio si sente solo" (ma non è detto che non accada in una prossima tappa).

Con quella vita vissuta alle spalle si spiega "Riderai" che riprende in qualche modo quel filo sottile già cantato in "Il peso della valigia". Con fare quasi "paterno" Liga torna a ribadire che, alla fine, si torna sempre a ridere, dei propri guai e del male che, a volte, anche incosciamente ci si fa e lo dice a tutti coloro che si portano dietro "una valigia" a loro dire pesantissima, dove in realtà, però, ci sono soltanto "quattro farfalle un po' più dure a morire".

“Dedicato a noi” arriva prima delle celebri e sempre suonate “Certe notti” e “Urlando contro il cielo” che fanno esplodere il pubblico dentro l'Arena. Un pubblico trasversale quello del Liga, da sempre. Ci sono i trentenni e i quarantenni cresciuti con i suoi album negli anni Novanta pronti a declamare per intero la sua discografia. Ci sono le famiglie, con bambini trainati dai genitori, e ci sono gli over 50. L'augurio è semplice, diretto, immediato. Come la sua voce e i suoi pensieri a spiegare il mondo, Dio e l'amore: “Ci sarà chi fa la storia, ci sarà chi fa la sua. Ci sarà chi avrà memoria”. 

Dopo Verona il tour toccherà Torino, Firenze, Bologna, Brescia, Padova, Rimini, Ancona, Perugia, Milano, Genova, Livorno, Roma. E poi ancora Eboli, Bari, Reggio Calabria e Messina. Sarebbe da viverli tutti quantomeno perché ogni concerto - ha promesso lo stesso Liga - avrà una scaletta diversa e considerato quanto “dato” già a Verona dovrebbe essere una sorpresa dietro l'altra.

Ultimo aggiornamento: 20:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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