Rimorchiatori, rotta sulla ripresa. Cresce la flotta e nuova concessione

Sabato 25 Marzo 2023 di Elisio Trevisan
Rimorchiatori, rotta sulla ripresa. Cresce la flotta e nuova concessione

MESTRE - Prima della pandemia e del decreto Draghi, il 103 del luglio 2021 che ha chiuso definitivamente il transito per il bacino di San Marco alle navi da crociera, la Panfido aveva 24 rimorchiatori, oggi ne ha 27. Mentre le crociere venivano azzerate e il porto commerciale affrontava la sfida della pandemia che ha rivoluzionato i traffici e la successiva crisi provocata dalla guerra in Ucraina, il presidente Davide Calderan ha continuato a ingrandire la flotta e nel giro di tre anni ha investito 62 milioni di euro. Uno sforzo ripagato, in parte, dal rinnovo della concessione per altri 15 anni perfezionato proprio in questi giorni con il presidente dell’Autorità del sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas), Fulvio Lino Di Blasio, e con il comandante della Capitaneria di porto, l’ammiraglio Piero Pellizzari che ieri hanno partecipato alla cerimonia del battesimo di due nuovi rimorchiatori assieme al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, intervenuto con l’assessore ale Attività produttive Sebastiano Costalonga e con il vicesindaco Andrea Tomaello. 


LE DIMENSIONI
«La rinnovata concessione obbliga ad avere 5 rimorchiatori sopra le 70 tonnellate di tiro, 3 sopra le 50 tonnellate e 5 sopra le 30 tonnellate - spiega Calderan - ci mancava uno da 70 tonnellate e uno da 50.

Da un lato è vero che le nuove unità sostituiscono mezzi più piccoli e che quindi stiamo modernizzando la flotta, ma la motivazione più profonda è dettata dal fatto che ci adeguiamo alle dimensioni delle navi in crescita e, quindi, per assicurare le manovre nella massima sicurezza servono rimorchiatori più grossi». Resta il fatto che mentre il porto entrava in crisi, Panfido ha investito decine di milioni di euro. «Bè è vero che le navi da crociera sono state azzerate ma dall’altro lato il traffico commerciale sta aumentando e di lavoro ce n’è. Anche per i nostri circa 300 dipendenti che, anche durante la pandemia, non sono diminuiti: abbiamo tenuto duro, aumentando i giorni di riposo e di ferie ma non abbiamo lasciato a casa nessuno». Anche i Sindacati riconoscono il lavoro fatto da Panfido e Marcello Salbitani, segretario della Filt-Cgil ha rivolto un «augurio di proficua navigazione. Si spera che il porto di Venezia non si blocchi per colpa della burocrazia che ancora tiene nei cassetti il Protocollo fanghi e il Piano morfologico della laguna». I due rimorchiatori battezzati ieri hanno entrambi motori da 7200 cavalli e una forza di tiro da 80 tonnellate il “Vita C” e da 75 tonnellate il “Maru C”: il primo è stato costruito in Spagna e acquistato in Norvegia, il secondo è stato acquistato in Giappone e portato a Venezia in 60 giorni di navigazione durante la quale ha incontrato anche un tornado. Il “Vita C” è l’unica unità del porto dotata di un sistema antinquinamento, per la raccolta in mare di liquidi nocivi, come oli o carburanti. Le due imbarcazioni sono costate 12 milioni di euro; gli altri 40 milioni sono serviti per acquistare un terzo rimorchiatore che dovrebbe essere consegnato a giugno e che sarà il primo a propulsione Gnl (gas naturale liquefatto), più una bettolina per il rifornimento. I tre nuovi mezzi continuano la tradizione Panfido a Venezia, che con la famiglia Calderan opera dal 1994, ma con il capostipite Panfido è attiva dal 1880 con i primi “remanti”. «L’accessibilità di questo porto è molto complessa, ci vogliono piloti che ci sappiano fare. - ha detto in proposito il presidente del Porto, Fulvio Lino Di Blasio - E le nuove concessioni che stiamo dando ai rimorchiatori e ai terminalisti dimostrano che vogliamo guardare oltre, alle sfide future dello scalo».


IL CUORE DELLO SCALO
Lo stesso ammiraglio Pellizzari ha riconosciuto che «l’attività dei rimorchiatori è il cuore del porto, e l’aver arricchito con altri due mezzi quella che era già una buona dotazione è un gran bel segnale». Il sindaco di Venezia ha voluto ringraziare, a nome della città, la famiglia Calderan «perché le attività di servizio al Porto sono importantissime e lo saranno ancora di più ora che c’è il MoSe. Questo scalo è importante per tutta l’economia della pianura Padana e lo sarà anche perché proprio da qui possono partire i materiali e le attrezzature per ricostruire l’Ucraina».

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