Lido. Morto in ospedale, l'inchiesta si allarga: indagini sulle cure fornite in pronto soccorso

Lunedì 26 Febbraio 2024 di Lorenzo Mayer
Lido. Morto in ospedale, l'inchiesta si allarga: indagini sulle cure fornite in pronto soccorso

LIDO (VENEZIA) - Si allarga l'inchiesta aperta per fare chiarezza sulle cause della morte di Bruno Modenese, il quarantacinquenne di San Pietro in Volta ricoverato lo scorso 16 settembre nel reparto di Psichiatria dell'ospedale Civile di Venezia e deceduto la mattina del 19 settembre. Come si ricorderà, fino ad oggi sono finiti sotto inchiesta due infermieri e un medico psichiatra, difesi dagli avvocati Luca Mandro, Andrea Maria Bonaccorso, Enrico Tonolo e Antonio Marchesini.

L'ACCUSA

L'ipotesi d'accusa formulata nei loro confronti è di omicidio preterintenzionale: ovvero di aver inferto lesioni volontariamente, ma senza l'intenzione di uccidere. In pratica, l'attenzione delle indagini si è concentrata, in prima battuta, in prevalenza su quanto successo durante il ricovero nel reparto di Psichiatria e poi in quello di terapia intensiva. Ora, però, anche alla luce degli ultimi accertamenti tossicologici disposti dalla Procura, si intende ricostruire cosa sia successo prima, ovvero nella prima fase del ricovero di Modenese, subito dopo l'arrivo del paziente all'ospedale Civile dei Santi Giovanni e Paolo. Nello specifico, si vuole accendere un faro sule cure prestate all'arrivo in pronto soccorso, dove Modenese è giunto già con i sintomi di una sospetta intossicazione.

Nelle prossime ore, dunque, la Procura potrebbe iscrivere nel registro degli indagati altri due medici in servizio quel giorno nel pronto soccorso dell'ospedale veneziano. Una decisione, va ricordato, che se verrà confermata, è presa a tutela anzitutto degli stessi nuovi indagati, che avranno così modo di dare la loro versione dei fatti e, se necessario, anche di difendersi. I prossimi congiunti di Bruno Modenese sono assistiti dagli avvocati Renato Alberini, Augusto Palese, Gian Luca De Biasi e Paolo Vianello.

L'INCHIESTA

A sollecitare l'apertura di un'inchiesta erano stati i genitori della vittima, i quali chiedono chiarezza sulle ultime ore di vita del figlio: «Presentava una ingiustificata rottura del setto nasale, visibili segni di ecchimosi al volto, la frattura dello zigomo sinistro con la presenza, a seguito di Tac e Agiotac, di emorragia cerebrale», si legge nell'esposto presentato in Procura. Pochi giorni fa, poi, l'ultimo (per ora) capitolo delle indagini sulla tragica vicenda. Gli accertamenti tossicologici suppletivi sulla salma di Bruno Modenese hanno rilevato la presenza nel sangue della vittima di un farmaco che non sarebbe stato registrato nella cartella clinica. Si tratta dell'Aloperidolo, sostanza antipsicotica che ha un potente effetto sedativo. Di questo farmaco non vi sarebbe traccia nella cartella acquisita dalla Procura. Il corpo del paziente, che era stato ricoverato a causa di una forte crisi depressiva, presentava segni di percosse al volto e al costato. Setto nasale rotto, lividi al volto e uno zigomo fratturato. L'autopsia ha confermato che Modenese è morto per danni cerebrali. 

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