Mala del Tronchetto, la rabbia del Doic: «Ora ho paura». Già fatti i sopralluoghi per ucciderlo

Martedì 29 Novembre 2022 di Maurizio Dianese
Doic e il processo sulla vicenda del Tronchetto

VENEZIA - Il Doic è decisamente preoccupato. «Questi fra due anni sono già fuori e tenteranno di uccidermi di nuovo. Anzi, qualcuno è già fuori...» dice Alessandro Rizzi, dopo aver letto sul Gazzettino della sentenza che in abbreviato ha condannato Loris Trabujo a 12 anni, pena massima, peraltro, dal momento che tutti gli altri imputati se la sono cavata con condanne decisamente basse. E Trabujo, con Paolo Pattarello, è il bandito che ha fatto i sopralluoghi a Punta Sabbioni per mettere a punto proprio l'omicidio del Doic, l'ultimo rimasto della dinastia dei fratelli Rizzi che negli anni 80 ha fatto il bello e il brutto tempo a Venezia, arrivando addirittura a mettersi contro Felice Maniero. Maurizio e Massimo Rizzi, fratelli maggiori di Alessandro, sono stati uccisi proprio su richiesta della banda dei cosiddetti mestrini, gli stessi a processo in questi mesi nell'ambito dell'inchiesta sul Tronchetto. E infatti Gilberto Boatto e Paolo Pattarello, mentre preparavano il ritorno in grande stile al Tronchetto, dove potevano contare proprio su Loris Trabujo, pianificavano anche l'omicidio di Alessandro Rizzi.

SCONCERTO
«Ma come si fa? Io ho preso 8 anni per tentato omicidio e li ho scontati tutti.

Questi hanno tentato di ammazzare me, hanno fatto rapine a gogò, estorsioni, hanno spacciato droga e chissà che altro e sono stati mandati praticamente assolti». Non è così, ovviamente, ma le pene inflitte dal Tribunale nel corso del rito abbreviato hanno stupito un bel po' e non solo Alessandro Rizzi dal momento che l'ipotesi accusatoria dell'associazione a delinquere di stampo mafioso è saltata del tutto. «A me non è stato fatto nessuno sconto di pena. E mi hanno anche tolto le patenti nautiche, sequestrato tutto e mi hanno ridotto in miseria. A questi invece non sono andati nemmeno a cercargli i soldi. Sono liberi, assolti».

L'ORIGINE
In realtà del gruppo storico di malavitosi veneziani solo Maurizio Icio Zennaro è stato assolto ed è proprio Zennaro che ha rischiato di essere ucciso dal Doic il quale lo ha affrontato in barca e gli ha scaricato un intero caricatore addosso, senza peraltro colpirlo. «Ma mi stavo difendendo perché erano mesi che andava avanti a farmene di tutti i colori. Ma vabbè, ho sbagliato e ho pagato, ma adesso che da anni mi sono messo a lavorare sodo, e fare il pescatore posso assicurarvi che è un lavoro veramente massacrante, ecco che mi tocca vivere con l'angoscia che questi si facciano vivi di nuovo. Ma se li vedo di nuovo girare da queste parti non sto più con le mani in mano, sia chiaro». Il riferimento è al fatto che durante i sopralluoghi per farlo fuori, Paolo Pattarello e Loris Trabujo erano monitorati minuto per minuto. «Tutto nasce cinque anni fa quando uno vicino ai mestrini, ma anche amico mio, mi avverte che Pattarello e company sono sulle mie tracce. Loris Trabujo, infatti, in un ristorante, ad un certo punto si era fatto dare una bottiglia di champagne e, facendo saltare il tappo, aveva urlato e questa è la testa del Doic. E io sono andato in Procura. E ho iniziato a stare attento. Li ho visti un sacco di volte che passavano davanti a casa e si fermavano con la macchina poco più in là. Io ero pronto. Non ho fatto niente perché c'erano i carabinieri che li monitoravano». E adesso? «Adesso starò ancora più attento perché ho la sensazione che in tutto questo processo ci si sia dimenticati del sottoscritto, che ha rischiato la vita e che è ancora a rischio. Ecco perché sono arrabbiato. E dico anche che da questo momento mi arrangio da solo. Perché sono stato lasciato solo e quindi occhio che certa gente non mi capiti a tiro, che sia al Tronchetto o qui a Punta Sabbioni, non lascerò correre. Sono pronto».
 

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