Il direttore del laboratorio di genetica: «Omicron è dominante, presto sarà al 60%»

Venerdì 7 Gennaio 2022 di Michele Fullin
Il direttore del laboratorio di genetica e Citogenetica dell’ospedale dell’Angelo di Mestre Mosè Favarato

VENEZIA - La famigerata variante Omicron sta diventando dominante già questa settimana sul territorio veneziano, triplicando l’incidenza sul totale dei positivi rispetto ai sette giorni precedenti. E i prossimi dati potrebbero indicare un ulteriore raddoppio. Ne abbiamo parlato con il dottor Mosè Favarato, a capo del laboratorio di genetica e Citogenetica dell’ospedale dell’Angelo di Mestre. È il laboratorio che si occupa di sequenziare il Dna dei campioni e quindi di identificare e isolare le varianti del virus. Un lavoro complesso che richiede molti giorni e che quindi può offrire dati solo di settimana in settimana.
«Proprio così - spiega - la Omicron sta entrando a “gamba tesa” scalzando la variante Delta: dal 13 per cento di incidenza della settimana scorsa siamo passati al 32,6 per cento del 3 gennaio, Lunedì avremo altri aggiornamenti.

Mi aspetto un balzo in avanti piuttosto importante: probabilmente questa variante sarà tra il 50 e il 60 per cento del totale. E il balzo delle situazioni di positività vedono responsabile proprio la Omicron, molto più diffusiva rispetto alla Delta».

COSA SUCCEDE
Perché questa variante sudafricana sembra essere molto più contagiosa della variante indiana (Delta)? «Abbiamo visto un enorme numero di mutazioni del gene S che portano un vantaggio al virus. Vediamo in questi giorni - prosegue - che i dati elaborati al pc erano abbastanza corretti e le mutazioni rendono questa variante maggiormente diffusiva. Sta soppiantando la Delta con una velocità maggiore con cui la Delta aveva soppiantato la variante Inglese.
In parole più semplici possibile, il virus tenta varie strategie di sopravvivenza modificandosi la capacità di ingresso nella cellula ospite, garantendosi una via di ingresso preferenziale e allo stesso tempo si “maschera” leggermente e anche gli anticorpi in alcuni casi sono meno efficaci».
È per questo motivo anche alcuni soggetti vaccinati risultano positivi, ma senza conseguenze importanti. Al momento, i campioni non evidenziano differenze importanti nella distribuzione di età, sesso e distribuzione geografica.
«Sul nostro territorio - prosegue il dottor Favarato - c’è una positività omogenea: non c’è età preferenziale né cluster preferenziale. Ma l’umento dei casi positivi è verosimilmente ascrivibile a questa variante. Se prima con la Delta ci si poteva infettare in un quarto d’ora di conversazione a meno di un metro, qui basta molto meno in termini di tempo.

LE PRECAUZIONI
Oltre al vaccino, che l’Ulss raccomanda con ogni mezzo, ci sono le solite raccomandazioni.
«La mascherina è la barriera maggiore e se vogliamo essere più tranquilli usiamo la Ffp2 - aggiunge - io finora in laboratorio non ho ancora visto un caso di A (la stagionale) e questo significa che l’uso della mascherina serve, altrimenti avremmo avuto una pericolosa sovrapposizione. E poi, il distanziamento sociale resta fondamentale. Con la Omicron e senza queste precauzioni si può infettare anche un soggetto vaccinato, ma gli effetti sono tutt’altri, per lo più il vaccinato ha una sintomatologia lievissima se ce l’ha. Con il vaccino la malattia si riduce a un raffreddore o poco più. Per il non vaccinato è tutt’altra cosa e subisce conseguenze che non sono determinabili».

Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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