Chioggia, accusa di bancarotta per i fratelli Costa: «Presunta svendita di un terreno»

Giovedì 15 Settembre 2022 di Gianluca Amadori
Chioggia, accusa di bancarotta per i fratelli Costa: «Presunta svendita di un terreno»

CHIOGGIA - Si avvicina l'ora del processo per i fratelli Roberto e Giorgio Costa in relazione al crac della Costa petroli, la società di commercio all'ingrosso di prodotti petroliferi, dichiarata fallita nell'ottobre del 2015 dal Tribunale di Venezia con un passivo stimato in circa sei milioni e mezzo di euro.
La Procura di Venezia ha chiesto il loro rinvio a giudizio di fronte al Tribunale contestando l'accusa di bancarotta fraudolenta per distrazione: l'udienza preliminare è fissata per il prossimo 6 dicembre.
L'indagine è stata avviata dal sostituto procuratore Stefano Buccini sulla base della relazione del curatore fallimentare, il commercialista mestrino Andrea Martin, e si è concentrata su sull'operazione attraverso la quale, alcuni anni fa, Costa petroli cedette un terreno di sua proprietà ad una società di famiglia, per poco meno di 300 mila euro; quel terreno fu poi rivenduto per tre milioni di euro a Costa bioenergie che progettava di realizzare in quell'area il famoso e contestato deposito costiero di gas.

Secondo la pubblica accusa, quella svendita, a fronte di un valore ben superiore del terreno, avrebbe creato un grave danno per le casse di Costa petroli.

Risarcimento danni

In attesa della conclusione dell'inchiesta penale, il curatore fallimentare non è stato fermo: al contrario, assistito dall'avvocato Cristiano Alessandri, ha avviato una serie di azioni di fronte al Tribunale civile da un lato per rientrare in possesso del terreno, dall'altro per ottenere il risarcimento dei danni sofferti dalla società, poi fallita.
L'azione revocatoria era stata inizialmente respinta dai giudici di primo grado, ma l'avvocato Aessandri ha proposto ricorso e la Corte d'appello di Venezia gli ha dato ragione, dichiarando l'inefficacia dell'atto di cessione dell'area. Se la Cassazione dovesse confermare la sentenza, il terreno tornerà di proprietà della società fallita e il curatore potrà cederlo per soddisfare creditori di Costa petroli.
La causa civile per danni si è invece conclusa in primo grado con la condanna dei fratelli Roberto e Giorgio Costa a versare circa tre milioni di euro alla curatela fallimentare di Costa petroli: la decisione è stata impugnata e ora deve pronunciarsi sulla vicenda la Corte d'appello.
Una terza azione sul fronte civile riguarda una contestata cessione di quote azionarie per le quali l'avvocato Alessandri ha chiesto la revocatoria: il Tribunale gli ha dato torto e il caso è approdato in appello.
La difesa di Roberto e Giorgio Costa (avvocati Simone e Riccardo Vianello) fin dall'inizio ha rivendicato la correttezza del comportamento dei due imprenditori di Chioggia e ora si batterà per dimostrarla in aula nel corso dell'udienza preliminare in programma tra poco meno di tre mesi.
 

Ultimo aggiornamento: 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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