Progetto porto d'altura a Chioggia: container sì, petroli no

Sabato 15 Dicembre 2018 di Elisio Trevisan
Progetto porto d'altura a Chioggia: container sì, petroli no
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CHIOGGIA - Niente petroli, sotto forma di greggio o carburanti che sia, solo container. La proposta del terminal d'altura Vgate non è del 2013 ma di tre mesi fa ed è stata pensata da un gruppo di operatori con in testa Alessandro Santi, presidente di Assoagenti Veneto, per provare a dare un futuro alla portualità veneziana e chioggiotta e all'occupazione dato che le previsioni sono di 4.800 nuovi posti di lavoro (800 diretti e 4.000 indiretti).

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Se, infatti, per i traffici di rinfuse, traghetti ro-ro, industriale e passeggeri si può ipotizzare di garantire un futuro veneziano per i prossimi cinquant'anni, per i container già tra cinque o sei anni circoleranno solo navi che pescano oltre gli 11:50 metri, limite in laguna e a Chioggia. Nel giro di un decennio, insomma, il sistema veneziano rischia di perdere i container, la modalità principale con la quale viaggiano le merci nel mondo.
 
«Ci siamo messi a studiare nove mesi fa, abbiamo costituito la società tre mesi fa ed ora abbiamo presentato tutta la documentazione al ministero dell'Ambiente per avviare la procedura di scoping che prevede di coinvolgere gli enti locali, l'Autorità portuale, la Capitaneria di porto - afferma Alessandro Santi -. Quindi è proprio per condividere con tutte le realtà interessate al progetto che abbiamo spedito tutto al ministero dell'Ambiente, e la prima fase di Sia (Studio di impatto ambientale) ha la finalità di valutare, tutti assieme, se ha senso o meno andare avanti col progetto, e quindi eventualmente affrontare la Via, la Valutazione d'impatto ambientale».
GLI OBIETTIVIGli obiettivi principali dell'intervento, che in questa fase viene finanziato interamente dalla società Vgate Srl e che se troverà condivisione verrà realizzato cercando investitori internazionali con un project financing dato che il costo complessivo è tra 1 miliardo e 1 miliardo e mezzo di euro, sono tre: dare una risposta concreta alle richieste di uno sviluppo dell'offerta logistica integrata per il Nord Est, in particolare il Veneto; garantire al sistema portuale veneto una soluzione sostenibile ed efficiente al gigantismo navale e alla concentrazione del mercato, in particolare quello del dei container; superare le limitazioni all'accessibilità nautica del sistema portuale veneto in coincidenza con l'entrata in servizio, presumibilmente nel 2022, del sistema Mose, che trasformerà il porto lagunare di Venezia e Chioggia in un porto regolato, dipendente da variabili esterne.
«Stiamo procedendo con la massima trasparenza ma, ad ogni modo, oggi abbiamo scritto al sindaco di Chioggia per chiedergli un incontro e spiegargli direttamente lo studio e il progetto, partendo proprio dalla questione dei petroli che non sono previsti perché ormai da tempo è Trieste il terminal per quel traffico dato che a Porto Marghera non servono quasi più da quando le industrie di base sono scomparse».
Quanto al progetto, prevede un terminal in mare, a 2,3 chilometri da Isola Verde, tra Brenta e Adige. 
IL PONTEIl terminal, protetto da venti e onde con una diga, sarà collegato alla terraferma da un ponte, ispirandosi ai porti di Shanghai in Cina e Moin in Costa Rica: sarà un ponte automobilistico, ferroviario e ciclistico; e inoltre i container potranno essere trasportati con chiatte via fiume sfruttando il sistema di navigazione interna della Pianura Padana (Venezia, Chioggia, Porto Levante, Rovigo, Mantova). Una volta in terraferma, i treni si collegheranno alla linea Rovigo-Chioggia che poi porta a Verona e, da lì, in tutta Italia e all'estero; i Tir, invece, attraverso via Lungo Brenta, imboccheranno la Romea e la E55 Cesena-Mestre e quindi le autostrade.

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