Rapina violenta a Cavallino-Treporti, il giallo dell’autista: torna libero l’uomo incarcerato. «Io non c'entro niente»

Venerdì 23 Febbraio 2024 di Giuliano Pavan
Rapina violenta a Cavallino-Treporti, il giallo dell’autista: torna libero l’uomo incarcerato. «Io non c'entro niente»

CAVALLINO-TREPORTI - Sandro Levak è tornato in libertà. Il 55enne sinti, residente a Maserada sul Piave e considerato dalla Procura di Venezia l’autista della banda di rapinatori che domenica scorsa ha assaltato la casa della famiglia Biondo a Cavallino Treporti, ha lasciato ieri in tarda mattinata il carcere di Treviso, dov’era stato rinchiuso in stato di fermo sette ore dopo il colpo. «Io con quella rapina non c’entro nulla - ha detto davanti al giudice, assistito dal suo legale, l’avvocato Andrea Zambon - Vado al Cavallino spesso, almeno due volte a settimana.

Domenica ero lì perché dovevo incontrare una persona». Il gip Marco Biagetti, dopo aver convalidato il fermo e analizzato l’ordinanza, ha disposto per il 55enne ilsolo obbligo di presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria. Misura ritenuta congrua per evitare il pericolo di fuga, circostanza per cui era scattato il fermo. 

LA VERSIONE

Sandro Levak, come annunciato mercoledì, non ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. «Conosco bene quelle strade perché ci vado spesso - ha raccontato - Quando sono partito da Maserada ero da solo, e dalla mia auto non è mai salito né sceso nessuno a parte me». Sul fatto che un testimone l’ha visto “nervoso” al Bar Moro di via Fausta e di essere scappato quando ha visto l’elisoccorso in volo, il 55enne ha risposto: «Sono arrivato fino a Punta Sabbioni per cercare la persona con cui dovevo incontrarmi, ma non l’ho trovata. Ho girato per tre diversi bar. E al Moro, dopo aver bevuto qualcosa e aver fumato un paio di sigarette, sono risalito in auto e sono tornato a casa». A pesare sulla decisione del giudice la mancanza nell’ordinanza delle immagini che avrebbero ripreso i tre rapinatori scendere dall’Opel Astra di Levak. «Sarà oggetto di accertamenti futuri - ha affermato l’avvocato Zambon - ma allo stato non c’è alcuna immagine che ritrae questa scena e quindi non la versione del mio assistito non può non essere presa per vera». 

L’ORDINANZA

Secondo la Procura di Venezia, invece, quelle immagini ci sono eccome. L’Opel Astra bianca di Levak era stata infatti immortalata qualche minuto prima della rapina all’incrocio tra via Della Fonte e via Pordelio, a una cinquantina di metri dall’abitazione della famiglia Biondo. Da quell’auto, secondo gli inquirenti, sono scesi i tre rapinatori che hanno finito per sparare a una gamba del figlio Alberto e per colpire una decina di volte alla testa il padre Maurizio con il calcio di una pistola. Nella fuga, con armi in pugno e passamontagna calato in volto, sono stati visti da due automobilisti. I tre avevano cercato di fermarli, ma entrabi sono scappati e hanno avvertito le forze i carabinieri. Per sparire nella notte hanno utilizzato una Lancia Delta rubata poco distante, la stess auto vista transitare sette minuti dopo quella di Levak in direzione Treviso. Sulla scorta delle informazioni ricevute dai carabinieri, il sostituto procuratore Elisabetta Spigarelli aveva subito disposto la perquisizione domiciliare ai danni di Sandro Levak. Quando i militari sono giunti nel casolare di via Verdi, l’Opel Astra era parcheggiata nel piazzale antistante la porta d’ingresso. La ricerca di armi ha dato esito negativo, ma sono stati posti sotto sequestro sia la vettura sia tre telefoni cellulari presenti nella casa. Al momento del controllo, Levak aveva addosso gli stessi abiti con i quali era stato fotografato all’esterno del Bar Moro di via Fausta. «Non solo felice, ma continuo a essere fiduciosa e a credere che si sarà giustizia». In questo modo Roberta Nesto, sindaca di Cavallino-Treporti, ha commentato la scarcerazione di Sandro Levak. «Non è mia abitudine commentare le decisioni dei giudici, dei quali ho sempre il massimo rispetto. Va detto però che come amministrazione comunale abbiamo fatto il nostro lavoro installando le telecamere di videosorveglianza e continueremo a farlo potenziando ulteriormente la rete. I carabinieri, che ringraziamo, hanno fatto il loro lavoro arrivando in poche ore a identificare e fermare una persona, ora ci si aspetta che anche altri facciano il loro lavoro. In ogni caso, anche se mi aspettavo una decisione diversa, credo che alla fine verrà fatta giustizia e che i protagonisti di quando accaduto domenica vengano messi a disposizione delle autorità».

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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