Aeroporto di Venezia, malori tra gli impiegati per il caldo: uno scatolone di vetro e acciaio con 40 gradi di temperatura. «È un forno»

Mercoledì 19 Luglio 2023 di Elisio Trevisan
Aeroporto di Venezia, malori tra gli impiegati per il caldo: uno scatolone di vetro e acciaio con 40 gradi di temperatura

MESTRE - Lavorare dentro uno scatolone di vetro e acciaio con 40 gradi di temperatura non è il massimo. Succede ai dipendenti dell'aeroporto in servizio ai finger, le "dita" o gallerie che collegano l'aerostazione con gli aeroplani. È la nuova segnalazione dei sindacati dopo quella dell'altro ieri sui malori per il caldo nella sala varchi di sicurezza, quelli con gli archi a raggi X per controllare i passeggeri e i loro bagagli a mano.

Save ieri ha fatto sapere ai lavoratori dello scalo di Tessera che tutti i condizionatori dell'aeroporto sono accesi, pienamente operativi e funzionano al massimo, e che domenica le code dei passeggeri in attesa di passare i varchi di sicurezza (dei quali ce n'erano solo quattro aperti su undici a causa della carenza di personale) si risolvevano al massimo in 30 minuti, che non è comunque pochissimo.

«IMPIANTI VECCHI»

«Saranno anche accesi i condizionatori ma evidentemente funzionano male perché sono vecchi» risponde Mina Parisotto del sindacato Flai e della Rsa di Triveneto Sicurezza, l'azienda con circa 400 dipendenti che si occupa del controllo di persone, bagagli e merci ai vari varchi dell'aeroporto. Del resto la stessa Save, la società che gestisce l'intercontinentale Marco Polo e il sistema aeroportuale Triveneto, ha aggiunto che, nonostante abbia fatto installare anche delle tende oscuranti sulle vetrate, nelle fasce orarie di picco, in cui sono presenti più voli in partenza e quindi più viaggiatori, la temperatura percepita potrebbe essere stata di qualche grado più elevata. La sindacalista sostiene che «l'aerostazione è del 2000 e molti degli impianti installati all'epoca ormai sono a dir poco sfruttati». E, per citare un altro esempio, racconta appunto della situazione nei finger: «I passeggeri che entrano negli aerei o, viceversa, raggiungono l'aerostazione sentono caldo ma sono in transito e quindi il disagio è limitato, ma per i lavoratori che ci passano le ore è un forno: ci sono operatori della sicurezza, delle compagnie aeree e di altri reparti costretti a rimanere all'interno e anche a muoversi su e giù aumentando così il disagio». I dipendenti raccontano di aver scritto più mail a Save la quale «da circa due mesi risponde che si è rotto un pezzo e che lo sta aspettando per aggiustare i condizionatori. Nel frattempo, quando vengono accesi, buttano fuori aria calda, così l'altro ieri c'erano 39,8 gradi. Li abbiamo spenti e abbiamo aperto le finestre, e la temperatura è scesa a 35,8». Tornando all'area dei varchi di sicurezza la responsabile del sindacato Flai racconta che il disagio dovuto al caldo aumenta a causa delle condizioni generali di lavoro: «Siamo nel 2023, e ormai sono anni che in tutti i più grandi aeroporti il sistema del trasporto delle vaschette in cui riporre gli oggetti prima dei controlli è automatizzato: al Marco Polo io, invece, in media alzo 300 vaschette a turno. Inoltre le macchine non sono state dotate di software che permetta di non dover estrarre i liquidi dai bagagli e neanche i computer. Save ha un bel Masterplan per lo sviluppo fino al 2037, ma gli investimenti sui bisogni immediati per la manutenzione dell'aerostazione non li vediamo».

STRESS TERMICO

Ieri, intanto, Giampietro Antonini del sindacato Cub Trasporti, ha scritto ad Enac, agli handler, a Triveneto Sicurezza e a Venezia Logistica Europa, oltre che al prefetto, allo Spisal e all'Ispettorato del lavoro per chiedere a Save «se è stata effettuata la valutazione del rischio da calore, stress termico, e delle relative misure di prevenzione e protezione, come la distribuzione dei sali minerali integratori e di acqua, e una refrigerazione adeguata dei punti sosta e di lavoro».

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