UDINE - La vita è bella, diceva Roberto Benigni, ma non serve essere una stella del cinema per esserne convinti. È questo il messaggio che Silvia Furlani, ex maratoneta e malata di sclerosi multipla da 30 anni, ha voluto portare a Renzo Ferro durante la visita che gli ha fatto ieri pomeriggio alla Quiete.
Lei è una lottatrice, una che non molla, «A vivere - dice - ci vuole coraggio. Capisco bene cosa significhi raschiare il fondo del barile, questa fase l'ho già passata».
Quando aveva solo 26 anni le è arrivata la terribile diagnosi, ma Silvia non si è arresa e negli ultimi 3 decenni ha continuato a iscriversi alle maratone e a portare il suo messaggio: «Parto due ore prima degli altri e arrivo ultima - racconta con una voce piena di vita -.
Entrambi commossi, Renzo e Silvia, dandosi la mano e augurando ogni bene uno all'altra, lui con il desiderio di morire, lei con quello di vivere: «Renzo non arrenderti, non ci si può lasciare morire così».
Lui l'ha ascoltata, ma ha continuato a ripetere che il suo desiderio non è una vita vissuta così, paralizzato in un letto e con continui dolori. La stessa malattia, ma due approcci totalmente diversi: «bisogna tentare l'impossibile - dice Silvia -; io continuo a fare le maratone e porto il mio messaggio, mica mi vorrà rovinare il lavoro?».
È ironica, ma ferma nella convinzione che la vita merita di essere vissuta, «A me non stanno regalando niente, so quanto devo lottare da quando mi sveglio a quando vado a dormire. Solo chi lotta va avanti».