Cartello polemico sul libro di Vannacci: minacce di morte alla titolare di Ubik. «Basta, denuncio»

Sabato 26 Agosto 2023 di Mauro Favaro
Clara Abatangelo

CASTELFRANCO VENETO (TREVISO) - Minacce. Anche di morte. Accompagnate da una pioggia di insulti. E ora la libreria valuta la possibilità di andare al contrattacco sporgendo una serie di querele. L'Ubik di Castelfranco è stata presa d'assalto dopo il cartello esposto in vetrina con il quale si invitavano i clienti a non chiedere il libro di Roberto Vannacci, il generale finito nell'occhio del ciclone per le posizioni contro gay e migranti.

Solo negli ultimi giorni sono arrivati decine di migliaia di messaggi via social e centinaia di telefonate.


CLIMA PESANTE
«Siamo stati contattati da uno studio legale di Bologna che porta avanti la campagna "Chi odia paga". Faremo le valutazioni del caso scegliendo a chi devolvere eventuali risarcimenti -rivela la titolare Clara Abatangelo- il clima è pesante. Non so se le minacce siano credibili. Quel che è certo è che una libraia di 61 anni non dovrebbe aver paura di andare al lavoro o sentirsi costretta a guardare se i bar sono aperti prima di uscire. Il tutto mentre le istituzioni rimangono sostanzialmente in silenzio». In questo periodo Abatangelo sta ancora più vicina ai propri collaboratori. Non vuole lasciarli da soli davanti a possibili insulti. Solo l'altro giorno un signore anziano ha aperto la porta urlando «Libreria di m». E poi se n'è andato. «Altri scrivono insulti irripetibili anche sotto ai post di libri dedicati ai bambini» allarga le braccia la libraia. Non mancano neppure i paradossi. Più di qualche persona residente nel centro e sud Italia ha telefonato in libreria dicendo che i veneti non possono decidere cosa si può leggere o meno. «Amici sotto al Po, la smettete di chiamare urlando che noi veneti dobbiamo smetterla di dirvi come la dovete pensare? -è stato l'ironico appello lanciato sui social da Abatangelo- sono di Martina Franca (Taranto, ndr) e il pasticcio lo faccio con le cmdrp».


FUOCO AMICO
Di contro, ci sono anche diversi messaggi di sostegno. Come una nonna umbra che le ha raccontato la fatica nell'accettare un nipote gay. Ciò che forse fa ancora più male è quello che la libraia chiama "fuoco amico". «Un dibattito sulla libertà di espressione dovrebbe essere sano. Invece più di qualcuno che opera nel mio stesso settore dice che me la sono andata a cercare. È lo stesso discorso che viene fatto con le donne che portano la minigonna» sbuffa Abatangelo. «Volevo farmi pubblicità? Sì, per finire con nome, cognome e indirizzo sui meglio siti littorii della nazione -conclude senza rinunciare al sarcasmo- era proprio il sogno di una vita non avere più voce, non dormire e leggere decine di migliaia di commenti lusinghieri».

Ultimo aggiornamento: 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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