Camionista muore schiacciato da 5 quintali di plastica, il titolare della Plastic Leffe patteggia 10 mesi

Martedì 19 Marzo 2024 di Redazione Treviso
Bruno Bardi, 59enne di Carbonera, schiacciato da un carico di plastica il 4 giugno del 2021

CARBONERA (TREVISO) – Camionista muore schiacciato da 5 quintali di plastica: il titolare della ditta destinataria del carico patteggia 10 mesi di carcere, pena sospesa. Si è chiuso così il processo per la morte sul lavoro di Bruno Bardi, 59enne di Carbonera, autista della ditta Codognotto di Salgareda. Alla sbarra, con l’accusa di omicidio colposo, c’era M. M. un 62enne residente a Leffe (Bergamo), titolare della ditta Plastic Leffe Mosconi. E’ lì che quattro anni fa, il 4 giugno del 2021, era avvenuto l’incidente mortale sul lavoro. Stamattina, 19 marzo, al tribunale di Bergamo il gip Vito di Vita ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata dall’imputato. I familiari della vittima, assistiti dal gruppo Giesse risarcimento danni di Conegliano, stanno avviando una causa civile per ottenere il risarcimento. 

L’INCIDENTE
Quella mattina Bruno Bardi, alla guida di un autoarticolato, si trovava nei pressi della Plastic Leffe per scaricare alcuni rifiuti di plastica imballati e stoccati nel semirimorchio del mezzo. Il materiale plastico destinato al riciclo era pressato in grandi “balle”, pesanti ciascuna circa 550 chili. Stando alle ricostruzioni, una volta parcheggiato il camion, il trevigiano ha sganciato la prima delle due fasce di trattenuta della merce e il 62enne ha cominciato le operazioni di scarico prelevando, con un carrello elevatore, il primo collo. Poi si è diretto verso il vicino magazzino per deporlo. Proprio mentre il titolare era impegnato all’interno, due “balle” cadevano improvvisamente dal semirimorchio, schiacciando Bardi. Il 59enne morì sul colpo

LA RICOSTRUZIONE
L’ingegner Paolo Panzeri, consulente tecnico incaricato dal Pm per far luce sulla dinamica del sinistro, nella sua perizia sostiene che l’incidente è stato causato da una sequenza di operazioni di scarico eseguite in modo non corretto che hanno creato le condizioni di pericolo che hanno dato luogo all’incidente. «I colli, disposti su file parallele, erano impilati uno sopra l’altro a tre a tre, tranne le pile della fila più vicina al portellone del semirimorchio, composte da soli due colli - spiega Alain Menel, responsabile della sede Giesse di Conegliano - M.M., movimentando il collo superiore della pila posta in ultima fila, ha reso instabile quello posto più in alto della seconda fila. Così, al momento dello sgancio della seconda fascia di trattenuta da parte di Bardi, due colli sono caduti violentemente al suolo travolgendo l’autista che non ha avuto il tempo di spostarsi».

LA REAZIONE
«Bruno era un autista professionista – commenta Luca Bardi, fratello della vittima – aveva frequentato dei corsi di formazione proprio per la corretta movimentazione del carico e il corretto uso delle cinghie di stivaggio, non posso credere che sia morto in questo modo assurdo. Bastava avere un po’ di buon senso e rispettare le corrette modalità di scarico di merci così pericolose per evitare l’incidente. Bruno non tornerà più e la pena inflitta è veramente irrisoria. Io e i miei fratelli non abbiamo ricevuto nemmeno un messaggio di condoglianze da parte dei titolari della Plastic Leffe e questo ci addolora immensamente».

Ultimo aggiornamento: 18:52

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