Oltre 190mila euro di buco inspiegabile, due anni all'imprenditrice edile

Mercoledì 14 Ottobre 2020
Oltre 190mila euro di buco inspiegabile, due anni all'imprenditrice edile

TREVISO Rimanenze per oltre 191 mila euro di cui non c'è traccia nelle scritture contabili, un buco nero di quasi 200 mila euro che resta inspiegabile. Per questo l'amministratore unico e l'amministratore di fatto di una società trevigiana, la Lazzari srl, che costruiva e gestiva immobili residenziali, commerciali e industriali, sono finiti a processo con l'ipotesi accusatoria di bancarotta fraudolenta. I due, M.L, una donna di 32 anni residente nel capoluogo, e S.L., trevigiano di 55 anni, hanno patteggiato rispettivamente 2 anni con la sospensione condizionale della pena e 6 mesi in continuazione, difesi dall'avvocato Matteo Maccagnani.

LA STORIA La Lazzari srl viene dichiarata fallita nell'aprile del 2014. A fronte di un attivo che conta soltanto 10 mila euro la società accusa un passivo 30 volte superiore, un valore prossimo ai 300mila euro. L'azienda, a a gestione familiare, aveva come oggetto la costruzione di edifici di adibire ad abitazione, negozi commerciali e capannoni industriali di cui, in alcuni casi, era anche l'amministratore. Poco prima di portare i libri in tribunale i due effettuano una serie di operazioni sospette. In particolare, ha rivelato la Procura in fase di indagine, effettuano un prelievo di mille euro dal conto corrente che avevano presso la Banca della Marca.

E' una piccola cifra ma mette gli inquirenti sulle tracce di quella che sarebbe stata la bancarotta, portata a compimento per cifre ben maggiori.

Il prelievo avviene il 25 marzo, pochi giorni prima la sentenza di fallimento, cosa questa che insospettisce gli inquirenti che procedono ad controlli mirati a approfonditi. Ne emerge che la società teneva una sorta di contabilità ma solo fino al dicembre del 2010 mentre già nel 2011 le scritture appaiono incomplete e soprattutto frammentarie. Il libro dei cespiti ammortizzabili, il libro giornale dell'impresa e i registri dove dovrebbero essere aggiornate tutte le operazioni riguardanti l'imposta sul valore aggiunto, oltre alle altre forme obbligatorie di registrazione, presentano buchi anche di tre anni, rendendo i bilanci della società assolutamente impossibili da ricostruire nel dettaglio. Inoltre alla curatela fallimentare, che entra in campo a partire dall'aprile del 2014, vengono consegnate le fatture in entrata e uscita e soprattutto gli estratti di conto corrente ma solo in maniera incompleta e disordinata. Il risultato è che chi si occupa della procedura fallimentare non riesce a ricostruire i movimenti in maniera dettagliata in modo da arrivare a quel attivo a bilancio del valore di qualche decina di migliaia di euro, che si dimostra incapace di soddisfare tutti i creditori della società. Ma soprattutto è impossibile trovare traccia di oltre 190 mila euro che si ritrovano nelle scritture contabili. Da qui l'accusa di bancarotta, documentale e per distrazione

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