Evasione dell'Iva e bancarotta fraudolenta: 10 arresti e sequestri per 30 milioni di euro, anche a Venezia, Vicenza e Padova - Video

Martedì 27 Febbraio 2024
Evasione dell'Iva e bancarotta fraudolenta:

Un gruppo criminale che avrebbe illecitamente commercializzato bevande nel territorio nazionale in evasione dell’Iva è stato smantellato dalla Guardia di finanza di Catania. L'operazione, denominata Ultimo Brindisi e coordinata dalla Procura europea di Palermo, ha portato all'arresto di 10 persone (6 in carcere e 4 ai domiciliari), accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla evasione e frode fiscale e a condotte plurime di bancarotta.

Per 17 indagati è scattato, invece, il divieto di esercitare l’attività d’impresa, nonché il ruolo di rivestire uffici e funzioni direttive o amministrative presso società di persone o di capitali, anche per interposta persona, per la durata di un anno.

Il sequestro preventivo

Disposto anche il sequestro preventivo di beni nei confronti di 17 società di capitali con sedi a Catania, Messina, Padova e Roma, tutte operanti nel settore del commercio all'ingrosso e dettaglio di generi alimentari e bevande e del trasporto, di 98 immobili e di 29 veicoli, per complessivi oltre 30 milioni di euro, equivalenti alla presunta evasione fiscale. 

L'ordinanza è stata eseguita da finanzieri nelle province di Venezia, Vicenza, Messina, Siracusa, Salerno, Roma, Padova, Rieti, L'Aquila e Milano.

Chi sono le persone coinvolte?

L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del capoluogo etneo su richiesta dei procuratori europei delegati dell'Eppo di Palermo su indagini del primo Gruppo della Guardia di finanza di Catania. Il giudice ha disposto il carcere per sei indagati e gli arresti domiciliari per altri quattro, compresi due consulenti fiscali, padre e figlio, ipotizzando, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, evasione e frode fiscale e bancarotta.

Emessa una misura cautelare interdittiva nei confronti di 16 imprenditori e un ragioniere, prescrivendo loro il divieto di esercitare la loro attività per un anno.

Il clan mafioso

Secondo l'accusa, a capo dell'associazione per delinquere sarebbe un 41enne incensurato figlio di esponente del clan mafioso Santapaola attualmente detenuto in regime di 41 bis nel carcere di Sulmona. L'inchiesta, durata due anni, ha acceso un faro su un presunto gruppo criminale, con base operativa in un deposito di Belpasso (Catania), che, avvalendosi di imprenditori e professionisti, ha realizzato, negli anni, un volume d'affari superiore a cento milioni di euro. L'organizzazione, secondo l'accusa, gestiva imprese cartiere e interposte servendosi di prestanome.

I reati contestati

Contestati anche: l'acquisto senza Iva di merci falsamente destinate all'estero, il mancato versamento in Italia dell'imposta sugli acquisti provenienti da San Marino, dove il sodalizio operava con un'azienda a loro riconducibile, e la simulazioni di operazioni intracomunitarie con una società apparentemente situata in Bulgaria, ma di fatto da loro gestita in Italia.

Profitti illeciti per quasi 600 mila euro sarebbero stati realizzati anche attraverso crediti d'imposta inesistenti, come falsi corsi di formazione per i dipendenti a loro riconducibili. Ad alcuni indagati sono contestate episodi di bancarotta fraudolenta di tre società oberate dai debiti tributari, preventivamente drenate delle risorse finanziarie e private di beni strumentali, e poi cedute a prezzi irrisori.

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Ultimo aggiornamento: 16:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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