La siccità "uccide" le ostriche del Delta: il 70% della produzione a rischio

Martedì 5 Luglio 2022 di Anna Nani
Un piatto di ostriche del Delta del Po
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PORTO TOLLE - Questo clima siccitoso fa male non soltanto all’agricoltura, ma anche al comparto ittico.

Sì, perché la risalita del cuneo salino unita alla scarsa circolazione di acqua, quindi di nutrienti, è un mix letale per i prodotti delle lagune del Delta del Po. Non soltanto mais, orticole e riso quindi, anche vongole, cozze e ostriche stanno soffrendo la morsa del caldo e della siccità che sembra non voler lasciar scampo rischiando di mettere in ginocchio l’intera economia dell’estremo Delta. Basti pensare che se negli anni 50-60 l’intrusione salina era limitata a circa 3 chilometri dalla foce, oggi la presenza di acqua salata è rilevata a molti chilometri dalla foce, quest’anno, infatti, ha raggiunto i 30 km. Se negli appezzamenti c’è difficoltà ad approvvigionarsi di acqua per annaffiare le piantagioni per quanto riguarda le lagune la situazione non è di certo migliore. Siccità, salinità in aumento, scarsa circolazione di ossigeno in acqua, temperature oltre la media del periodo, macro-alghe che proliferano, pochi nutrienti a disposizione delle colture che stentano a crescere e anzi, spesso, muoiono.

I PROBLEMI
«Stiamo vivendo le stesse difficoltà che sta attraversando l’agricoltura – rileva Alessio Greguoldo produttore della Perla del Delta, l’ostrica rosa Tarbouriech allevata nella Sacca di Scardovari -. La produzione sta subendo un rallentamento non di poco conto e la situazione è abbastanza complessa come per tutti».

LA MORTALITÀ
Entrando nel dettaglio l’imprenditore spiega: «È ancora presto per dare un quantitativo rispetto alla mortalità però il dato certo è che la produzione ha sei mesi di ritardo e negli ultimi due mesi abbiamo perso il 30 per cento di ostriche. Prevedo che a luglio questa cifra salirà al 70, tra le richieste che abbiamo se riusciremo a vendere il 30 per cento del nostro prodotto sarà già tanto». Il futuro non è roseo come il pregiato mollusco ed ieri la salinità della Sacca era al 30 per mille, quando normalmente si attesta tra il 23 ed il 24. «Senza pioggia il Po ha meno portata d’acqua – sottolinea ancora Greguoldo -. In più senza gli scavi dei canali la circolazione della stessa è quasi nulla».
 

SCAVI NECESSARI
Se contro la siccità non ci sono armi, per quanto riguarda l’ossigenazione degli specchi acquei la soluzione ci sarebbe e si chiama vivificazione. «Come si può pensare di investire in queste condizioni con il rischio che ogni estate possa succedere qualcosa che mette a rischio il prodotto? – rimarca l’imprenditore della Perla del Delta -. Se capita qualcosa poi serve un anno per andare a regime, mentre per la vendita la tempistica cresce ad un anno e mezzo. Qui non è a rischio solo la produzione ma anche sei famiglie che ci lavorano, investendo si potrebbe pensare a fare anche nuove assunzioni, ma così è impossibile». Sulle lagune oltre alla siccità ed alla salinità, incombe anche lo spettro anossia, quel fenomeno che si verifica nelle aree soggette a ridotto ricambio idrico con conseguente carenza di ossigeno. «Dovesse succedere i tempi di ripristino del sedimento sono maggiori perché il fondale sarebbe compromesso – specifica Greguoldo -. È necessaria una burocrazia più snella per i lavori, altrimenti a rimetterci siamo noi che ci impegniamo e investiamo, con la siccità che va ad aggravare una situazione di per sé già critica».
 

Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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