Outlet di Occhiobello fallito torna all'asta: un'azienda italiana compra i terreni

Martedì 30 Gennaio 2024 di Bruno Cera
Outlet di Occhiobello fallito torna all'asta: un'azienda italiana compra i terreni

OCCHIOBELLO (ROVIGO) - A tre anni e mezzo dalla chiusura (agosto 2020) e dopo molte discussioni, speranze e delusioni, qualcosa di muove per l’Outlet di Occhiobello. A novembre il fascicolo del fallimento del complesso commerciale (“buco”, ricordiamo, da 60 milioni) è tornato all’asta, questa volta diviso in due pacchetti: da una parte i terreni liberi, in capo alla Costruzioni generali, dall’altra i negozi e i servizi realizzati nel 2017, in capo alla Occhiobello village. Il primo è stato acquistato da un’azienda italiana (nome per ora segreto, prezzo tra i 4 e i 5 milioni); il secondo è rimasto invenduto, ma tornerà presto in pista, si dice, con discrete prospettive. Che farà degli appezzamenti il gruppo tricolore? Al momento buio fitto anche perchè non avrebbe avanzato progetti. Ma certo non li ha comprati per tenerli a campagna e voci suggeriscono che potrebbe sorgere un polo logistico.
Il sindaco Sondra Coizzi si sbottona poco sull’operazione ma non può nascondere una certa soddisfazione perchè su uno dei pozzi più scuri del territorio sembra essere arrivato un filo di luce.

Sindaco dov’era lei il giorno dell’inaugurazione e cosa ne pensò?
«Ero consigliere di minoranza, ma non contraria. L’Outlet era veramente bello, ben costruito, accogliente, in una posizione strategica.

In tutta Italia il settore volava; reputai che poteva essere una chance per Occhiobello».

Cosa andò storto?
«Un dubbio lo ebbi presto: aprirono solo 12 negozi su 80 spazi, troppo pochi per assicurare un minimo ventaglio di offerta, per generare movimento. Gli shop invece di aumentare diminuirono, le stesse commesse erano a disagio, il clima divenne pesante e poi, quando ero sindaco da circa un anno, si abbassarono le serrande. Contribuì anche la guerra scatenata dalle associazioni di categoria, i cui ricorsi, tuttavia, sono sempre caduti in sede legale».

Si parlò dell’interessamento di un gruppo canadese.
«È vero: ebbi degli incontri con un loro emissario, volevano rilanciare la struttura, ma non ho mai saputo il nome della società, nè si arrivò mai a mettere qualcosa nero su bianco».

Spuntò un’altra proposta: trasformare l’Outlet in una Cittadella socio-sanitaria.
«Si fece avanti un fondo americano. Sembravano ancora più decisi, ci furono meeting con l’Ulss. Scoppiò il Covid e non se ne fece più nulla».

Ma adesso si muove qualcosa.
«Guardi, è dal 2020 che ci battiamo per trovare una soluzione al problema. Credo che ci siamo confrontati con non meno di una quindicina tra aziende e cartelli, abbiamo raccolto le idee più disparate, ma, come accennavo prima, non si è mai giunti a piani e impegni precisi. Adesso una porzione del complesso è stata acquistata da una ditta italiana. Non so cosa vogliano fare. Ricordo che è un’operazione privata, il Comune non è coinvolto. Ovviamente mi auguro che l’Outlet possa avere un nuovo futuro, anche a livello occupazionale».

Il Comune non è coinvolto ma, in convenzione, realizzò maxirotonda e infrastrutture, impegnando tra spese e oneri un milione: lo rivedrete mai?
«No - conclude sconsolata Sondra Coizzi - noi, stando alla cifra originaria, eravamo creditori di 1 milione su 60; oggi, a prezzi d’asta, andrà bene se con tutti gli altri potremo spartire 8-9 milioni. Ancora paghiamo i mutui accesi nel 2017».

Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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