ROVIGO - Uno sciopero della fame per urlare in modo non violento il proprio sconcerto perché ad oltre due anni dalla morte del figlio nessuna indagine è stata avviata. L'ha annunciato, ieri, 3 marzo, Roberto Magaraggia, padre di Giacomo, spentosi ad appena 34 anni il 30 ottobre 2020 a causa di una pericardite, poche ore dopo il ricovero all'ospedale di Rovigo.
LA DENUNCIA
«Mesi dopo la sua morte . aveva spiegato allora il padre, giornalista molto conosciuto anche per i suoi trascorsi come consigliere comunale e presidente di As2 - siamo venuti in possesso del referto autoptico dove era contenuta un'affermazione falsa e diffamante per la nostra famiglia che di fatto ha moltiplicato il dolore. Abbiamo quindi considerato scrupolosamente gli atti disponibili. Ci siamo rivolti ad esperti per verificare le prime oggettive valutazioni del caso, presentando subito un primo esposto penale. Proseguendo le analisi degli accadimenti, quando i dubbi hanno lasciato spazio alla luce dei fatti, che potrebbero riguardare i comportamenti dei sanitari dell'ospedale cittadino, abbiamo deciso di agire avendo riscontrato gravi, se non gravissimi eventi. Perciò abbiamo incaricato i legali affinché intraprendessero azioni di accertamento di responsabilità».
Tuttavia, spiega ora Magaraggia, «dopo due anni non risultano indagini atte a circoscrivere e identificare gli autori del reato, nonostante i nostri legali abbiano reiteratamente fornito elementi suppletivi incontrovertibili. Pertanto ho deciso di intraprendere questa azione non violenta: lo sciopero della fame. Sono certo che qualsiasi cittadino pretenderebbe giustizia su fatti ineccepibili come quelli denunciati e che si sono aggiunti amplificando il dolore più atroce che un genitore può subire: la perdita di un figlio. Mai avrei pensato di ricorrere alla forma più civile di protesta con lo sciopero della fame».
IL DRAMMA
Magaraggia ripercorre poi ancora quei drammatici momenti: «Ventotto mesi fa nostro figlio Giacomo di 34 anni, un ragazzo sportivo dal fisico e salute di ferro, è morto dopo tre ore e mezza dal ricovero d'urgenza al Pronto soccorso di Rovigo. Pericardite. Al dramma se ne è aggiunto un altro, terribile. Dopo aver ricevuto copia dell'esame autoptico. Che all'interno conteneva affermazioni gravissime, false e diffamanti sulla nostra famiglia. Immediatamente ci siamo rivolti alla Procura di Rovigo per vedere tutelati i nostri diritti di cittadini».