Industria, il Pil del Veneto arretra, ma tiene il Polesine. Rischio di un'ulteriore frenata in autunno

Attesa una variazione negativa per i principali indicatori, ma il Polesine godrà di dati in media migliori della regione

Sabato 5 Agosto 2023
Industria, il Pil del Veneto arretra, ma tiene il Polesine. Rischio di un'ulteriore frenata in autunno

ROVIGO - Sarà un terzo trimestre in calo rispetto a quello precedente, ma i dati del Polesine restano mediamente migliori rispetto alle variazioni regionali.

Secondo i dati di Unioncamere Veneto sulla congiuntura economica trimestrale regionale, per il secondo trimestre 2023 in Veneto si evidenzia una variazione negativa della produzione industriale pari al -1,3% (-4,5% il dato destagionalizzato) e una contrazione del fatturato del -3%, che risente anche del confronto con un periodo caratterizzato da un forte incremento dei prezzi dei prodotti e dei costi energetici. Continua la frenata degli ordinativi totali: -4,8% determinata sia dalla componente interna (-4,4%) che da quella estera (-5,9%).


DATI PROVINCIALI
Anche in provincia di Rovigo i dati sono in flessione per tutti gli indicatori, ma con andamenti in media più positivi delle variazioni regionali. Per quanto riguarda le aspettative per il terzo trimestre, si riduce la quota di imprenditori ottimisti a confronto con il trimestre precedente, ma il saldo rimane comunque positivo. In Polesine, al 31 marzo 2023, si registra un calo della produzione del 4,6% rispetto all'anno precedente, con il fatturato totale in diminuzione del 2,7%. Gli ordini interni registrano un -3,6% tendenziale mentre per quelli esteri la contrazione è più contenuta, al -1,0%. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 65% e i giorni di produzione assicurati a fine trimestre sono 65.
Le prospettive degli imprenditori sono positive sia per quanto riguarda la produzione, per il 43% degli stessi, sia per quanto riguarda la crescita del fatturato, indice che vede salire la quota di ottimisti intervistati al 48%. La tendenza degli ordini interni, invece, sarà positiva solo per il 34% degli intervistati e stazionaria per il 42%. Infine, in merito agli ordini esteri, il 64% del campione li stima in crescita mentre il 25% degli imprenditori intervistati ritiene che rimarranno stazionari.


ACCESSO AL CREDITO
Sulla produzione pesano i rialzi dei tassi Bce e il progressivo inasprirsi delle condizioni di offerta sui prestiti alle imprese (spread, costi, garanzie). Il 79,1% delle aziende del Veneto Est ha registrato un costo del credito in continuo aumento nel primo semestre 2023, che si aggiunge a tassi più che triplicati in un anno (4,86% in media a giugno, 1,44% a giugno 2022), con conseguente riduzione della domanda frenata dal costo eccessivo ed erosione dei margini aziendali. A dirlo è l'Osservatorio Tassi e Monitor del Credito, la doppia indagine realizzata da Confindustria Veneto Est nel mese di giugno 2023 su un campione di 250 imprese manifatturiere associate delle province di Padova Treviso Venezia e Rovigo. Un focus sul costo del denaro e sui fabbisogni finanziari delle imprese, che conferma la trasmissione della stretta monetaria, tramite il canale del credito bancario, all'economia reale e i rischi al ribasso per la crescita e gli investimenti.


ALLARME COSTI
In particolare, metà delle imprese (49,4%) rileva un aumento degli spread applicati sui prestiti (diffuso e marcato per il 27,9%), con un'incidenza maggiore tra le medie e grandi imprese (57,7%). C'è una più elevata percezione del rischio di credito e minore tolleranza verso di esso da parte delle banche, connessa alla forte incertezza del quadro macroeconomico. Commissioni e spese in aumento per il 61,0% delle imprese, completano l'irrigidimento delle condizioni generali di finanziamento, a breve e lungo termine. L'inflazione ancora alta e i tassi in rialzo frenano la spesa per investimenti per quattro aziende su dieci. «Siamo molto preoccupati dell'andamento dei tassi d'interesse», dichiara Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est .

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