Malati di gioco d'azzardo, polesani al terzo posto in Italia per spesa pro-capite, quarti per i soldi persi

Giovedì 15 Febbraio 2024 di Francesco Campi
Malati di gioco d'azzardo, polesani al terzo posto in Italia per spesa pro-capite, quarti per i soldi persi

ROVIGO - Le vicende dei calciatori beccati con le mani nel sacco delle scommesse sportive non sembra aver arginato l'azzardo dei polesani: solo lo scorso gennaio il volume di scommesse sportive nelle agenzie del Polesine è stato di 623.760 euro, con perdite al netto delle vincite pari a 70.141 euro.

Non una cifra astronomica, ma si tratta solo delle puntate su eventi sportivi fatte di persona nelle agenzie nel primo mese dell'anno. Se questo ritmo venisse mantenuto per tutti i giorni dell'anno significherebbe un volume totale di 7,3 milioni di euro con 825mila persi. Ma questa è di per sé una scommessa, perché non è possibile prevedere il futuro.


Meglio, quindi, guardare ai dati consolidati e, fra quelli più curiosi del 2023 appena concluso c'è quello relativo agli oltre 2 milioni che sono stati giocati in Polesine nelle scommesse virtuali in agenzia, che a livello nazionale ha visto spesi lo scorso anno quasi 3 miliardi, con una perdita netta di 297mila euro. Le scommesse virtuali, come spiega l'Agenzia Dogane e Monopoli, «sono scommesse effettuate su eventi simulati al computer il cui esito è visualizzato tramite una grafica animata o per mezzo di un evento reale precedentemente registrato».


 

GIOCO ONLINE

Scommesse su eventi sportivi e virtuali rappresentano però solo una piccola fetta dell'enorme torta del gioco legale in Polesine. Secondo "Il libro nero dell'azzardo", realizzato da Federconsumatori e Cgil, in collaborazione con Fondazione Isscon, presentato lo scorso settembre, il gioco online in Polesine, nel 2022, ha visto persi 1,89 milioni e un volume di giocate online di 139,2 milioni euro. Un numero impressionante, ma inferiore di 1,7 milioni rispetto ai circa 141 milioni del 2021, quindi con una flessione dell'1,2%, in controtendenza rispetto al +8,8% medio nazionale. La giocata pro-capite online, considerando la popolazione fra 18 e 74 anni, in Polesine è stata mediamente di 833 euro, a fronte di una media nazionale di oltre il doppio, 1.720 euro. Più riequilibrato verso la media dei capoluoghi il dato di Rovigo città, con 37,2 milioni giocati, perdite per 1,9 milioni e giocate medie pro-capite di 1.030 euro.


 

LE "MACCHINETTE"

Dell'intero gioco fisico, ovvero non online, non è possibile avere il dato provinciale certificato, perché i report di questo tipo dell'Agenzia Monopoli si fermano al 2019. Anche perché, come sottolineato dalla stessa Federconsumatori, «dal 2020 è in vigore una norma nazionale che, incomprensibilmente, vieta la diffusione dei dati locali dell'azzardo relativo alle cosiddette "macchinette", le Awp e le Vlt. Una limitazione ingiusta, che danneggia tutti coloro che lavorano alla comprensione ed al contenimento dell'azzardo, a partire dalle Aziende sanitarie e dalle Amministrazioni locali». La fotografia del 2019, per quanto sfuocata e relativa ad una fase precedente al Covid, che ha comunque modificato i comportamenti anche su questo fronte, dà comunque un'immagine più che eloquente: ben 415.555.601 euro, infatti, il volume delle giocate, con 94.290.325 andati persi.
Secondo l'analisi di Avviso Pubblico su questi dati, nel 2019 in Polesine fra scommesse, gratta e vinci, lotterie, e macchinette, senza contare l'online, un abitante con più di 18 anni ha perso mediamente 463 euro. La somma più alta pro capite per provincia, dopo Prato, Teramo e Como. Di gran lunga la più alta del Veneto, anche prima di Venezia, città del Casinò, 22. con 393 euro.


 

MEDAGLIA DI BRONZO

La perdita è il giocato al netto delle vincite. E, proprio il giocato, vede il Polesine terzo in Italia, dopo Prato e Teramo con 2.042 euro spesi da ciascun abitante maggiorenne, rispetto alla media nazionale di 1.463 euro e veneta di 1.488 euro. Senza azzardare scommesse, viene da pensare, quindi, che il dato del gioco online in Polesine sia al di sotto delle medie nazionali, perché invece è più alta la propensione al gioco nei canali tradizionali. Propensione che, tendenzialmente, nel 5% dei giocatori sviluppa forme patologiche anche se ancora solo una persona sulle 10 colpite si affida al Serd.

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