Anatra trovata positiva all'aviaria nel Delta: la Regione dà l'allarme agli allevamenti del Polesine

Mercoledì 29 Novembre 2023 di Francesco Campi
Controlli in un allevamento di polli

ROVIGO - Un allarme fondato, rilanciato da un fischione. Il nemico si chiama influenza aviaria ad alta patogenicità. E il fischione è uno degli uccelli selvatici, un’anatra per la precisione, che la rete di sorveglianza ha trovato positivo al virus nel Delta il 3 novembre. L’11 novembre, invece, nella Bassa Veronese è stato trovato un germano reale analogamente infetto. E proprio in quella zona è scoppiato un focolaio anche in un allevamento di tacchini da carne, a Minerbe, che fa seguito agli altri tre focolai scoperti in altrettanti allevamenti avicoli a Sant’Urbano, ovvero a un tiro di schioppo da Badia, Lendinara, Lusia e Rovigo. Si tratta dei primi quattro focolai scoperti in tutta Italia con il nuovo piano di sorveglianza avviato questo autunno. Tutti nel giro di pochi chilometri. Con il Polesine nella “zona rossa”.

L’ALLARME

Dopo l’incubo Covid, che pur ancora presente non fa fortunatamente più paura, l’aviaria torna a minacciare queste terre, anche se si tratta di un virus che almeno per il momento fa tremare soprattutto la filiera avicola, perché la positività di un esemplare comporta la soppressione di tutti i capi dell’allevamento. È quello che è successo ai 98mila polli, 21.500 tacchini e 20mila faraone dei tre allevamenti di Sant’Urbano, così come ai tacchini dell’allevamento di Minerbe. Il primo caso della stagione è stato proprio nell’allevamento di tacchini di Sant’Urbano, scoperto il 13 novembre, con gli altri due accertati tre giorni dopo. Già il 15 novembre la Direzione Prevenzione Sicurezza alimentare veterinaria della Regione ha diramato una nota con le “Misure di straordinarie prevenzione e controllo sul territorio regionale”, poi altre due note, il 20 e il 23, istituendo una Zona di ulteriore restrizione”, una “zona rossa” che comprende anche il territorio polesano. Polesine che, fra l’altro, ospita un numero sempre crescente di megapollai e che nel 2022 ha visto prodotte 37.552 tonnellate di carne avicola. Numeri consistenti nella regione che è leader dell’avicolo nazionale, coprendo il 30% della produzione italiana con 1.400 allevamenti e oltre 571 milioni di capi macellati nel 2022.

L’ANALISI

Tornando all’allarme premonitore, a fine settembre l’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che è Laboratorio di referenza europeo per l’aviaria, aveva sottolineato come «mentre la situazione nel pollame si è attenuata durante l’estate, il virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità ha continuato a colpire gli uccelli selvatici, in particolare gli uccelli acquatici marini. Con l’inizio della stagione migratoria autunnale si prevede un aumento dei casi anche in altre specie selvatiche come gli anatidi e le autorità sanitarie ritengono prioritario aumentare la protezione del pollame e di altri animali d’allevamento dagli uccelli selvatici».
L’epidemia di aviaria in corso è iniziata già nel 2021 ed è la più grande finora mai osservata in Europa, dove già si era affacciata a più riprese dal 2005. Nel 2022 in Polesine si sono registrati tre focolai: due a Porto Viro, in un allevamento di galline ovaiole il 7 novembre, e in un allevamento di polli da carne, il 15 novembre, poi il 25 novembre in un allevamento multispecie a Lendinara.

I RISCHI PER L’UOMO

E per l’uomo? «Tra maggio e luglio - spiega l’Istituto zooprofilattico delle Venezie - sono stati segnalati due casi di infezione da H5N1 in esseri umani nel Regno Unito, e due infezioni da H9N2 e una da H5N6 in Cina, mentre una persona infetta da H3N8 in Cina è deceduta. L’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha valutato che il rischio di infezione in Europa rimane basso per la popolazione generale e da basso a moderato per le persone esposte professionalmente o per altri motivi a uccelli o mammiferi infetti. A livello globale la situazione desta qualche preoccupazione in più: Fao, Oms e Woah affermano che sebbene le continue epidemie di influenza aviaria colpiscano in gran parte gli animali, i focolai rappresentano un rischio anche per l’uomo. Il numero crescente di rilevamenti di H5N1 tra i mammiferi solleva la preoccupazione che il virus possa adattarsi per infettare gli esseri umani».
 

Ultimo aggiornamento: 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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