Sono 55mila i minori veneti con disturbi neuropsichici seguiti dai servizi pubblici, una cifra raddoppiata negli ultimi dieci anni. Sono bambini che soffrono di autismo, dislessia, disabilità intellettiva, anoressia, epilessia, disturbi del linguaggio, del comportamento e dell'umore. Se necessitano di un ricovero in ospedale a volte vengono accolti in Pediatria, ma se le condizioni sono problematiche finiscono in Psichiatria, perché non ci sono posti riservati a loro. Quindi per i genitori al dolore si aggiunge la frustrazione di vedere il ragazzino in un contesto difficile tra adulti con patologie psichiatriche croniche. Una situazione che ora si complica con il declassamento, deciso dalla Regione Veneto, di tutte le Unità operative complesse di Neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza in Unità operative semplici. In questo modo la malattia mentale passa da un ambito sanitario ad uno sociale.
LA PAROLA ALL'ESPERTO Crepet: «Bambini come spugne assorbono il disagio familiare. E poi c'è la scuola...»
IL NEUROPSICHIATRA
«Si è intrapreso un percorso che fa un salto indietro di quarant'anni - spiega Roberto Tombolato, segretario per il Triveneto di Sinpia, la Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza -, declassare le unità operative di Neuropsichiatria infantile comporterà uno scadimento delle capacità di diagnosi precoce e trattamento dei disturbi neuropsichiatrici. La politica della Regione Veneto di avere distretti forti è assolutamente condivisibile, ma per quanto riguarda la salute mentale del bambino e dell'adolescente rischia di avere un'area di grande debolezza». Perché i minori con patologie neuropsichiatriche richiedono diagnosi, a volte complesse, trattamenti riabilitativi, farmacologici, ricoveri ospedalieri, rapporti con i pediatri di famiglia, con le scuole, tutte cose che non possono essere garantite da Unità semplici non necessariamente dirette da un medico. Possono essere infatti guidate da uno psicologo, ma anche da un amministrativo. Sarebbe come dire che il primario di un reparto di Cardiologia non fosse un cardiologo...
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