Autonomia del Veneto, l'ostacolo M5s e quel ​dossier diffuso prima della seduta

Venerdì 15 Febbraio 2019 di Alda Vanzan
Autonomia del Veneto, l'ostacolo M5s e quel dossier diffuso prima della seduta
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Autonomia del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia Romagna: le tre distinte bozze di intesa sono state presentate ieri sera, con un giorno di anticipo rispetto ai termini stabiliti, al Consiglio dei ministri.

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IL COMMENTO Zaia: «Regioni del Sud in difficoltà perché la classe dirigente ha governato male»
Una seduta durata appena un'ora, ma che ha certificato la distanza che c'è tra Lega e Movimento 5 Stelle sulla richiesta delle tre regioni di avere maggiori competenze e di gestire da sé le relative risorse. Le bozze presentate dal ministro agli Affari regionali, la vicentina leghista Erika Stefani, sono infatti ancora incomplete dal momento che con quattro dicasteri - Ambiente, Salute, Infrastrutture, Cultura - tutti a guida M5s, non si è trovato un accordo.

IL COMMENTO «Accolto il 70% delle richieste, ora la fase politica»
«Intesa condivisibile per il 70 per cento», ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia. Ed è indicativo il fatto che, dopo non aver proferito parola per giorni, senza manco commentare l'accordo di mercoledì al Mef sulle risorse finanziarie, i gruppi parlamentari del M5s abbiano diffuso un dossier sull'autonomia differenziata giusto pochi minuti prima che iniziasse la seduta a Palazzo Chigi. Un documento per dire no a cittadini di serie A e di serie B e criticare l'inemendabilità da parte del Parlamento dei disegni di legge che recepiranno le tre intese. Un altro paletto  riguarda i fabbisogni standard, che subentreranno dopo tre anni in cui varrà la spesa storica: «Il Movimento 5 Stelle non può accettare un calcolo dei fabbisogni standard legati alla capacità fiscale delle Regioni che stanno chiedendo maggiori autonomie. E si badi bene: siamo contrari perché l'esito finale non potrebbe che essere anticostituzionale».
IL VERTICE POLITICOFinito il confronto tecnico, la partita dunque è adesso tutta politica. Tant'è che al termine del Consiglio dei ministri il vicepremier Matteo Salvini ha annunciato per «la settimana prossima un vertice politico». E il ministro Stefani, che già durante la seduta a Palazzo Chigi aveva spiegato l'aspetto finanziario delle intese, ha ribadito che «non vi saranno penalizzazioni a carico di nessuna Regione», che «si tratta di un meccanismo in base al quale le competenze attribuite alle Regioni vengono gestite con risorse pari al costo storico, 100 metteva lo Stato 100 metterà la Regione» e che i successivi fabbisogni standard porteranno «più efficienza nella spesa senza lasciare nessuno a piedi». La richiesta del M5s di poter emendare i testi in aula non sarà però accettata perché una volta firmate da premier e governatori quelle intese non saranno modificabili («È una cosa che mi hanno spiegato i costituzionalisti», ha detto Stefani), ma un coinvolgimento del Parlamento ci sarà. L'ha detto Salvini, l'ha ribadito Stefani, l'ha puntualizzato anche il ministro pentastellato per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro: «Le Camere saranno coinvolte in maniera adeguata nell'iter di approvazione, con i modi e i tempi che il Parlamento riterrà opportuno».
LE REAZIONIAl netto delle mediazioni che dovranno essere condotte con il premier Conte, in casa della Lega si dicono soddisfatti. «Sono contento di questi mesi di lavoro, è un passaggio storico, non c'è mai stato nella storia della Repubblica italiana un passaggio così importante», ha detto Salvini. E le preoccupazioni degli alleati? «Chi ha paura non ha visto le carte». Zaia ha detto che sono state accolte il 70% delle richieste, ma che resta da trovare l'intesa su temi importanti come «le autostrade, le concessioni in generale, la cultura e l'ambiente e la sanità». Il governatore si è dichiarato tuttavia un «inguaribile ottimista», come il ministro Stefani: «Siamo consapevoli che il percorso non è concluso, ma siamo ottimisti sul risultato perché stiamo compiendo un passo importantissimo». Più cauto il Governatore dell'Emilia, Stefano Bonaccini: «Un passo avanti, ma non certo quello conclusivo, per un'intesa che va ancora trovata».
La trattativa tra lo Stato e le tre Regioni era stata avviata all'indomani dei referendum del 22 ottobre 2017 e aveva registrato la firma di una pre-intesa, lo scorso 28 febbraio 20198, con l'allora Governo Gentiloni.
In quell'accordo erano state contemplate solo quattro materie. Poi, a seguito delle elezioni del 4 marzo e della formazione del governo gialloverde, il percorso era ricominciato con il ministro Stefani. Sette mesi di trattative, 85 incontri. Ieri s ra la presentazione delle tre bozze, sia pure incomplete nelle materie dei ministri pentastellati.

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 09:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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