PORDENONE - Un colpo al torace durante uno scontro di gioco, il dolore che nonostante il passare del tempo non si attenua e il sospetto che non sia soltanto una contusione induce l’infortunato a rivolgersi al pronto soccorso. La visita avrebbe dovuto concludersi con una radiografia, ma il paziente, dopo un’inutile attesa del tecnico della Radiologia dell’ospedale di Spilimbergo, decide di lasciar perdere e di rivolgersi a una struttura privata. A raccontare l’esperienza, con l’intento di dar voce a chi non ha la possibilità di farlo, è un giudice: Eugenio Pergola, presidente del Tribunale di Pordenone e della sezione penale. Venerdì sera si è trovato nelle condizioni di aver bisogno di un accertamento. «Ho consultato le liste d’attesa nei vari ospedali della provincia di Pordenone - spiega il magistrato - e ho visto che la situazione migliore era a Spilimbergo, dove i tempi medi di attesa erano di un’ora.
L’ACCESSO
Da Pordenone, dove risiede, ha raggiunto Spilimbergo. «Sono arrivato verso le 20.15/20.20 - osserva - e mi hanno chiamato alle 21.35». Insomma, i tempi indicati online sul portale del Servizio sanitario regionale sono stati rispettati. L’obiettivo era comprendere se il dolore era dovuto soltanto una contusione o se c’era qualcosa di rotto o incrinato, situazione che avrebbe determinato il conseguente stop delle attività sportive e un periodo di riposo. «Mi hanno messo in una saletta in attesa della convocazione per la radiografia - continua il giudice - Ero da solo, non c’erano altre urgenze. Ho aspettato tre quarti d’ora, ma nessuno si è fatto vedere». Alle 22.30, spazientito, ha deciso di lasciar perdere. È tornato dal medico del pronto soccorso che l’aveva inviato in Radiologia. «Fatto? Pronta la risposta?», gli ha chiesto il medico che si apprestava a valutare il referto del collega radiologo. «Ho spettato tre quarti d’ora - gli ha risposto il giudice - Non ho visto situazioni di urgenza attorno a me eppure non è venuto nessuno... a questo punto mi rivolgerò a una struttura privata».
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LA SEGNALAZIONE
Il magistrato è tornato a casa senza una diagnosi precisa. «Non pretendevo trattamenti di favore - precisa - Anzi, voglio che sia chiara una cosa: non ho detto a nessuno chi ero, neanche quando ho deciso di andarmene, proprio perché non volevo che si facessero favori.