Liste d'attesa, in Fvg prenotazioni chiuse “per ferie”. Contestato lo spreco di fondi regionali

Un professionista è finito sotto la lente: le agende non possono essere chiuse senza il permesso dell'Ulss

Sabato 9 Settembre 2023 di Loris Del Frate
Liste d'attesa, in Fvg prenotazioni chiuse “per ferie”. Contestato lo spreco di fondi regionali

Non è tra i 26 medici che sono stati denunciati, ma un professionista ospedaliero friulano è finito sotto la lente di ingrandimento dei Nas che hanno fatto i controlli sulle liste di attesa anche nelle strutture ospedaliere del Friuli Venezia Giulia. Da quanto si è potuto sapere, infatti, sembra che questo medico (referente per la Radiologia di tre ospedali della provincia di Udine) avesse chiuso le agende di prenotazione delle mammografie per far smaltire le ferie a medici e infermieri del reparto.

Proprio su questo stanno facendo le verifiche i carabinieri del Nas, perché anche se non ci sono ipotesi di reato gravi, come ad esempio peculato, non è possibile chiudere le agende. Per poterlo fare servono motivazioni e deve essere l’azienda sanitaria ad autorizzarlo. Nessun medico, dunque, neppure per una “giusta causa” può chiudere le agende, potrebbe configurarsi il reato di interruzione di pubblico servizio.

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I PROBLEMI
A questo punto i carabinieri del Nas dovranno verificare se quella chiusura fosse stata autorizzata. Non è da escludere che non venga contestato nulla al medico. Per quanto riguarda poi le altre verifiche che sono state fatte, sarebbero emersi dei problemi in alcuni reparti delle strutture ospedaliere del Friuli Venezia Giulia legati all’organizzazione delle liste di attesa. Organizzazione che non sarebbe stata troppo curata, al punto che alcune si sarebbero potute accorciare. In ogni caso non si tratta di un reato penale, ma eventualmente di un problema amministrativo. Da aggiungere che proprio sulle liste di attesa pochi mesi fa si era espressa anche la Corte dei Conti che aveva segnalato che le Aziende sanitarie non avevano speso, per accorciare i tempi, tutti i soldi che la Regione aveva assegnato proprio per cercare di mitigare quel problema. Inoltre gli stessi giudici della corte contabile avevano anche segnalato che i tempi erano troppo lunghi e che era necessario trovare soluzioni. Del resto, tanto per fare un esempio, in provincia di Pordenone solo il 10 per cento delle prescrizioni “B”, ossia quelle che devono essere evase al massimo entro 10 giorni, rispettano i tempi. Il 90 per cento, invece, va ben oltre e per alcune specialistiche si raggiungono anche i 60 giorni. Due mesi di attesa. Non a caso iniziano ad aumentare i pazienti che sfruttano una norma non molto conosciuta: se l’Azienda sanitaria non è in grado di mantenere i tempi indicati dalla prescrizione, dopo aver fatto un giro nelle altre Aziende e non avendo trovato risposte, deve autorizzare l’espletamento della prestazione in una struttura privata scelta dallo stesso paziente.

Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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