Acqua, mezza pianura friulana inquinata da 40 anni. La mappa delle "zone rosse": Pordenone quella messa peggio

In difficoltà anche il Medio Friuli fino ai margini della laguna di Marano

Mercoledì 28 Giugno 2023 di Marco Agrusti
Mezza pianura friulana inquinata da 40 anni. La mappa delle "zone rosse": Pordenone quella messa peggio

L’analisi, circoscritta perché quella volta il pubblico era quello di Porcia e l’assemblea era dedicata a un problema isolato, è in realtà molto più ampia. È tutto contenuto in un rapporto fatto di slide e firmato dall’Arpa del Friuli Venezia Giulia. E non ci sono buone notizie: c’è infatti una fascia piuttosto consistente della pianura della nostra regione colorata di rosso in una mappa che anche intuitivamente non lascia spazio a dubbi. Si tratta di un’area nella quale l’acqua che scorre nelle falde sotterranee è classificata con uno stato chimico non buono. In provincia di Pordenone si va dalla Pedemontana al confine basso con il Veneto (esclusa la zona a ridosso del Tagliamento), mentre in provincia di Udine l’allarme si estende dal Medio Friuli fino alla laguna di Marano. Non bene nemmeno Trieste, segnata in rosso. E ci sono storie di inquinamento che affondano le radici addirittura nel passato industriale risalente ormai alla metà degli anni Ottanta.


Il quadro

Gli esperti dell’Arpa e dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale assicurano che i livelli di inquinamento stanno lentamente diminuendo. Ma il problema è proprio quello: tutto questo sta accadendo troppo lentamente. Si parte dalla provincia di Pordenone, cioè dal territorio che secondo la mappa dell’Arpa del Fvg è quello messo peggio. «E si tratta di una situazione figlia di un evento che definiamo come mega inquinante: quello dell’ex Infa di Aviano», spiega Lucio Bomben dell’Azienda sanitaria, dipartimento di prevenzione. Siamo nel 1987 e gli inquinanti in questione sono solventi clorurati. L’analisi dell’Arpa, commentata dagli esperti dell’ospedale di Pordenone, va oltre: non è solamente la zona di Aviano ad essere ancora oggi interessata dall’inquinamento generato dall’ex Infa, azienda oggi chiusa. Il sito è in fase di profonda bonifica, con l’aiuto anche dell’Università La Sapienza di Roma. Ma gli effetti si estendono fino al confine con il Veneto, dove si rintraccia ancora la traccia dei solventi clorurati legata all’ex Infa Industria Friulana Alluminio Spa. 
«E lo stesso schema è seguito dai cosiddetti Pfas - specifica ancora Bomben - che sono in leggera diminuzione ma che allo stesso modo tendono a calare molto lentamente nelle falde sotterranee».

Tornando all’ex Infa, nel 1993 ci fu l’archiviazione del procedimento penale perché gli autori del reato erano rimasti ignoti. A gestire l’ormai ex Infa, successivamente, sarebbe stata l’azienda Sarinox, protagonista di una battaglia legale tra Tar e Consiglio di Stato. Restano però i fatti concreti: dalle ultime analisi dell’Arpa una vasta zona della provincia di Pordenone paga ancora lo scotto di quanto successo nella seconda metà degli anni Ottanta. 

Il resto della regione

Se quella relativa al Friuli Occidentale è sicuramente la situazione che balza più facilmente all’occhio, non vanno poi così tanto meglio le cose nel Friuli Centrale e in provincia di Trieste. Un’altra grande fascia rossa, ad esempio, interessa il territorio udinese (città esclusa, ma colorata di giallo e non di verde, quindi in fase di pre-allarme) corrispondente a parte del Medio Friuli e che si estende anche fino ai margini della laguna. In questo caso i responsabili principali sono i cosiddetti metaboliti dell’atrazina. Prodotti utilizzati su larga scala in agricoltura fino ai primi anni Duemila e che anc ora oggi fanno sentire i loro effetti sia sulla potabilità che sulla qualità in genere delle acque sotterranee della nostra regione. 
Si chiude con l’intera fascia triestina, colorata interamente di rosso nella mappa redatta dall’Agenzia regionale. 

Ultimo aggiornamento: 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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