Padova. Paga il portiere per vedere i filmati delle telecamere dell'ascensore: così ha scoperto che il marito la tradiva

Mercoledì 7 Febbraio 2024 di Nicola Munaro
Foto Pexels - cottonbro studio

PADOVA - Chiuso il portone di un palazzo, all'interno c'è il mondo con tutte le sue storie.

A volte irreali, a volte molto più simili alla sceneggiatura di un film, ma una costante che gli amministratori di condominio si trovano a fronteggiare ogni giorno. «Questa mattina - raccontava ieri l'avvocato Giulia Parisi, amministratrice di condominio - mi sono arrivate decine di mail per denunciare cose che non sono state fatte, anche di alberi che, nel giardino di un condominio, non sono stati tagliati». Regolare diatriba tra inquilino e amministratore? In parte, perché a firmare quelle lettere di protesta (e minacciare denunce penali) è un residente che è indietro con la propria quota per 14mila euro, sul quale pende un'ingiunzione di pagamento. «Il senso di tutto questo - chiude la professionista - è ostacolare il lavoro dell'amministratore».

LA MAZZETTA E IL TRADIMENTO

Ma i fascicoli in mano agli amministratori (e agli avvocati) raccontano spaccati di vita comune. Capita così che pochi mesi fa in uno dei condomini del centro, una donna sia arrivata a pagare una mazzetta al portiere del palazzo, circa 2 mila euro, per convincerlo a consegnarle le riprese delle telecamere di sicurezza installate nell'ascensore. A spingerla il dubbio che l'ascensore fosse stato eletto dal marito ad alcova per gli incontri fugaci con la sua amante. Dubbi che la visione delle riprese hanno fugato, confermando i sospetti. Ma l'aver consegnato le immagini all'inquilina, ha messo nei guai il portiere che ora rischia il posto (non solo per questo fatto). «La videosorveglianza è uno dei temi più delicati - spiega Eleonora Tosato - È da lì che per noi arrivano le sanzioni principali. Ci sono persone che montano telecamere e riprendono la strada, il giardino e gli appartamenti dei vicini. C'è chi l'ha fatto senza avvisare o senza passare in assemblea e ottenere una delibera. In questo caso la sanzione la paghiamo noi».

«CI TENIAMO LA LEGIONELLA»

Soldi, sempre lì alla fine si torna. Il non volere la propria quota (su una spesa complessiva da poco più di 2 mila euro da dividere tra 7 interni) è stato il motivo per il quale gli inquilini di un palazzo a Selvazzano avevano bocciato la proposta del loro amministratore di bonificare le condutture dello stabile dov'era stata trovata la legionella. I residenti erano arrivati a proporre anche la sottoscrizione di una lettera con la quale sollevare il professionista da ogni responsabilità futura con l'obiettivo di non fargli attivare la pulizia e i controlli successivi e continui sulle acque. Di fronte alla decisione del professionista di non accettare la lettera e rimettere il mandato, gli inquilini si erano visti costretti a non proseguire sulla loro strada e dare mandato all'amministratore di far partire la pulizia. Pagando ciascuno la propria quota. Ma nel bestiario che raccoglie le storie interne a ogni palazzo, anche gli ascensori e i cancelli elettronici bloccati perché non a norma, dal momento che l'assemblea si era rifiutata di pagare i lavori. «Quello che spesso solleva gli amministratori dalle responsabilità è l'incapienza dei conto corrente del palazzo - aggiunge Parisi - Cioè poter dimostrare che gli interventi non sono stati fatti a causa della mancanza di soldi, quelli che i condomini dovrebbero pagare entro la scadenza».

LA TRAGEDIA

Il teatro di tutto, sempre le assemblee di condominio. Le stesse nelle quali è capitato anche che la discussione pero sostituire una lampadina fosse così animata da far venire l'infarto a un inquilino. Poi morto una volta arrivato in ospedale. Un caso che non è rimasto nemmeno isolato. 

Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 16:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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