PADOVA - Leggendo le carte dell’inchiesta sullo stadio appaiono chiari i pilastri sui quali si fonda l’impianto accusatorio. Ci sono due ditte, la prima appaltatrice e l’altra che ha avuto i lavori in subaffido, non all’altezza del compito. Cercano di sfangarla lo stesso ma vanno oltre i limiti. Di qui l’accusa per gli imprenditori di subappalto illecito. Poi ci sono i due dirigenti del Comune che quando capiscono che qualcosa (anzi molto) non quadra dovrebbero cacciare le ditte ma non lo fanno, preferendo far loro concludere il lavoro. Lo stop infatti avrebbe provocato lungaggini indeterminate. E per questo sono indagati per subappalto illecito. Infine gli amministratori. Sarebbero stati loro a chiedere di accelerare i lavori con pressioni che però sarebbero andate oltre la loro “competenza”. Ovvero, dicono in Procura, le avrebbero fatte non solo per la necessità di vedere finita l’opera ma anche a fini elettorali, cioè mostrare l’opera compiuta in tempo per le elezioni.
L'origine
Il fatto è che quando a marzo il sindaco si arrabbia di brutto con il proprio assessore e con i dirigenti il problema, dal punto di vista tecnico è già esploso. E i guai inevitabili. Al punto che deflagreranno con la visita della Guardia di Finanza in cantiere il 10 maggio la quale trova addetti della Tecnoedil, la ditta in subaffido, che non dovrebbero esserci perché non autorizzati dall’importo dei lavori che stavano eseguendo in quanto superiore a una certa soglia (150mila euro) oltre alla quale occorre una certificazione che la loro azienda non ha.
La grana emerge il 24 febbraio. Il Rup (responsabile unico del procedimento per il Comune) Stefano Benvegnù parla con Elio Scirocchi legale rappresentante della Esteel che ha vinto l’appalto, presente il direttore dei lavori per il Comune, Giacomo Peruzzi e quello tecnico della Tecnoedil, Bertana. Nella conversazione Scirocchi riferisce che il contratto iniziale con la Tecnoedil era di 90mila euro. Tutto a posto dal momento che il subaffido per quest’opera può arrivare a 100mila euro. Ma che è successo? La Tecnoedil è andata avanti con i lavori superandolo già a dicembre 2021 e fatturando 330mila euro con tre diverse integrazioni, una concordata con l’ormai ex direttore di cantiere della Esteel, dimessosi nel dicembre del 2021. Una cifra che impone il possesso di un certificato Soa, ovvero un’attestazione che permette di lavorare con le pubbliche amministrazioni per appalti superiori a 150mila euro. La Tecnoedil non ce l’ha. Nell’ordinanza il gip scrive che “tale circostanza era conosciuta dall’inizio dallo stesso Scirocchi che tuttavia a fronte delle enormi carenze organizzative e di personale della propria ditta aveva bisogno del lavoro della Tecnoedil e aveva deciso di aggirare il problema stipulando dei contratti di subaffidamento... evitando di superare le soglie previste per l’obbligatorietà della Soa. Il tutto con l’accordo di Bertana direttore tecnico della Tecnoedil”. La magistratura dunque pone alla base dei problemi “l’inadeguatezza strutturale della Esteel” affermando che ha dovuto appoggiarsi a una ditta a sua volta non all’altezza del compito.
Dirigenti e amministratori
E ora tocca di dirigenti.
In tutto questo marasma Bonavina chiede a Benvegnù “l’inverosimile per essere a posto”. Sollecitazioni comprensibili scrive il gip Elena Lazzarin, ma “hanno però ecceduto nella competenza di chi le ha effettuate perchè “dettate puramente da motivi di ritorno politico” senza “far emergenze le inadempienze e violazioni in atto”. Sarà di questo che dovranno difendersi Giordani e Bonavina.