
Domenica 23 Settembre 2018, 10:13
«Papà è stato un eroe partigiano e non lo sapevo. Ora mi spiego quelle ferite...»

di Nicola Munaro
PADOVA - È una storia d'altri tempi, di un'azione di guerra partigiana durante il secondo conflitto mondiale e di una mina fatta esplodere per ritardare la ritirata tedesca. Ma anche della fuga dal patibolo di un giovane partigiano padovano, che si è salvato solo grazie alla sua presenza di spirito ed agilità. Una storia rimasta sotto traccia per sessantuno anni e riemersa a metà della scorsa settimana quasi per caso, durante uno di quei pomeriggi in cui ci si mette di buona volontà e si sistemano gli album fotografici di famiglia. E lì, tra una foto e l'altra, piegati in quattro parti e ingialliti dal tempo, c'erano due fogli. Uno, il più sgualcito, è una sorta di tessera d'adesione al Corpo volontario della libertà. Terza divisione del Friuli, Battaglione Pontebba con tanto di nome e cognome del titolare di quella carata d'identità partigiana. L'altro, conservato meglio e scritto a macchina, non ha intestazione. Solo una data e un luogo. E, nelle righe successive, la storia di quando Romano Di Stasio aveva 17 anni ed era un giovanissimo partigiano. Una vicenda che Di Stasio, poi agente di polizia in servizio al secondo reparto celere diCONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO

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