Biennale, schizzi d'acqua e polemiche: il sindaco Luigi Brugnaro si è preso beffa dell'arte

Domenica 21 Aprile 2024 di Davide Scalzotto
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro immerge le mani nella "fontana pulsante"

VENEZIA - Finalmente la polemica in Biennale. Quel sale della contestazione, del gesto anti sistema, della rottura col pensiero dominante che ha sempre fatto la storia delle Biennali, è arrivato. Ora la festa può iniziare. Il dito nell’occhio (pardon, nell’acqua) al politicamente corretto lo ha messo lui, Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia. Ma come? Un uomo delle istituzioni? Già: il vero elemento di rottura nella Biennale politically correct è stato questo. Istituzionale e anti sistema. 
 

IL GESTO
Giocando con l’acqua della fontana pulsante di Massimo Bartolini al Padiglione Italia, e facendo infervorare l’artista e certa critica, Brugnaro con un solo gesto si è contemporaneamente preso beffa dell’arte “che non parla con la gente” (parole sue) e al medesimo tempo è diventato lui stesso opera d’arte, entrandoci dentro, paradossalmente nobilitandola proprio perché contestata. Brugnaro ha tagliato la tela, ha dissacrato un tempio. Più prosaicamente, ha dato dignità artistica allo sfogo del Fantozzi della corazzata Potemkin. Ha diviso in due pubblico e critica. Ha fatto una performance artistica, secondo i moderni canoni. «Sono sempre stato un burlone», ha detto esprimendo il suo basso gradimento per l’opera del Padiglione Italia. Lui, abituato a daspare chi oltraggia Venezia con gesti clamorosi, stavolta è stato “culturalmente” daspato da Bartolini e dai sacerdoti del tempio dell’arte. Nelle stesse ore due francesi versavano in Canal Grande taniche di colorante. «Siamo artisti», hanno spiegato. Avrebbero potuto ammettere anche loro di essere burloni. 
Con una differenza: Brugnaro si è fatto beffe di un certo modo di concepire l’arte, i due francesi si sono fatti beffe della bellezza.

Ultimo aggiornamento: 17:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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