PADOVA - I Pronto soccorso degli ospedali del territorio, da tempo, soffrono una pesante e cronica carenza di medici e, ora, per far fronte all'emergenza, l'Ulss Euganea dà il via al bando per il conferimento di incarichi libero professionali. L'avviso di procedura comparativa è stato pubblicato ieri in una delibera a firma del direttore delle Risorse Umane dell'Ulss 6, Camilla Boato. Così, dopo una serie di concorsi e avvisi di mobilità per la ricerca di nuove figure da inserire nel team di Emergenza - Urgenza andati deserti, l'ente sanitario allarga le maglie e offre un compenso a chiamata di 60 euro l'ora. L'incarico in libera professione prevede un pagamento fino a 720 euro a turno, che può comprendere anche i festivi o la notte (dalle 20 alle 8 di mattina) per un massimo di 12 ore ciascuno. I camici bianchi che decidono di fare domanda, sottoscriveranno un contratto di 12 mesi e lavoreranno a chiamata sulla base delle disponibilità concordate ogni mese con il direttore della struttura.
LA PROPOSTA
Questo è l'ennesimo passo per garantire lo svolgimento delle attività nei Pronto soccorso, ma non rappresenta l'ultima e l'unica possibilità.
LE CARATTERISTICHE
Finora la Regione ha autorizzato complessivamente 51 incarichi liberi professionali nei Pronto soccorso dell'Euganea. L'ultima tranche da 26 incarichi (approvata alla fine del 2021) però non è stata completamente utilizzata. Ecco perché l'Ulss ha riaperto una nuova procedura comparativa. «Il personale strutturato in servizio non è sufficiente a garantire la copertura dei turni e dei livelli essenziali di assistenza», si legge nella motivazione dell'avviso.
L'attuale bando configura tre profili con caratteristiche e responsabilità differenti per codici di triage, turni notturni e di Suem 118 (distinguendo chi ha la specializzazione in Medicina d'Urgenza e affini, da chi è semplicemente abilitato all'esercizio della professione).
In più, tra i requisiti, è richiesto di non avere rapporti di lavoro dipendente o di medicina convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale, oltre che di non essere ex dipendenti con diritto alla pensione anticipata di anzianità.
IL COMMENTO
La questione è complessa e la soluzione non può essere semplice. Lo sa bene il presidente della Scuola di Medicina di Padova, il professor Stefano Merigliano, che da anni si spende per chiedere a governo e istituzioni di rendere maggiormente attrattiva la professione. «Per l'ennesima volta ripeto che il problema non è la capacità formativa, ma l'attrattività verso determinate professioni - sottolinea il professor Merigliano -. Un medico che lavora al pronto soccorso non può avere lo stesso stipendio di base di un collega che lavora in ambulatorio. C'è un maggior carico di lavoro, senza contare lo stress e il rischio nell'assistere pazienti con traumi, incidenti, crisi acute. Non si tiene conto della complessità e dell'usura».
Un ragionamento che, di fatto, si traduce nelle scelte dei neolaureati in medicina. «Anche quest'anno su 67 borse di studio assegnate dal Ministero nell'area di Emergenza Urgenza si contano appena 24 immatricolati - prosegue Merigliano -. Oltre quaranta posti sono persi. Pochissimi giovani scelgono questa strada, bisogna fare qualcosa. Una situazione simile si nota per Anestesia e rianimazione, su 92 borse di studio registriamo 78 immatricolati».