Gino Cecchettin: «Abbraccerei i genitori di Turetta, Hanno tutta la mia comprensione, vivono un dramma più grande del mio»

Il papà della ragazza uccisa da Turetta parla alla Sapienza di Roma: «Se una donna ti dice "non ti amo più" e non lo accetti, quello è patriarcato»

Giovedì 7 Marzo 2024
Gino Cecchettin: «I genitori di Turetta? Non posso giudicali, vivono un dramma più grande del mio»

Gino Cecchettin è commosso: «Questo applauso spero sia per Giulia: non sono riuscito a trattenere le lacrime entrando, perché era una studentessa come voi. Era una ragazza fantastica, ho pensato di scrivere un libro perché restasse una memoria di Giulia, ha sempre raccolto l'essenza dell'amore, altruista verso chiunque avesse un minimo di bisogno, dalla famiglia a chi avesse difficoltà, si prodigava, voleva essere utile. Il libro è perché Giulia resti». Lo ha detto il papà della ragazza uccisa, accolto dunque da un caloroso applauso all'iniziativa Obiettivo 5 in corso alla Sapienza di Roma. «Mi sono immedesimato nei genitori di Filippo diverse volte, anche perché sono molto razionale, hanno tutta la mia comprensione, darei loro un abbraccio; non li posso giudicare, stanno vivendo un dramma più grande del mio.

Io cercherò di tornare a sorridere, ci sono già riuscito ho amici e figli fantastici; loro faranno più fatica saranno sempre i genitori di un omicida. Hanno tutta la mia comprensione»

Gino Cecchettin e il libro su Giulia

Un caloroso abbraccio a Cecchettin è arrivato anche da Emma Bonino, collegata all'iniziativa: «lo abbraccio e lo saluto, continuerò questa, che è una battaglia di civiltà». Per gli studenti, ha parlato Gianluca, un rappresentante: «Noi siamo il futuro, senza noi il mondo non può andare avanti. Ora tocca a noi», ha detto tra l'altro il ragazzo.

«Una giornata ordinaria - ha raccontato Gino Cecchettin - è diventata l'ultima giornata con mia figlia, vissuta come tutti i giorni: innestiamo il pilota automatico, tutti dobbiamo fare tante cose e non poniamo attenzione ai secondi preziosi che viviamo accanto ai nostri figli. Non ricordo nulla di quel sabato se non quando ho iniziato a chiedermi, dov'è mia figlia? Perchè non torna? La vita va vissuta costantemente ponendo l'attenzione ai minimi dettagli, questo ho imparato. Dovremmo assaporare ogni secondo, ogni giorno, da quando ci alziamo».

«Ho sempre definito Giulia la figlia perfetta. E quindi per me tutto era concesso, anzi era lei che faceva da tutrice al papà, consigliandomi cosa fare per la gestione familiare. Davo massima fiducia, massima libertà, avendo paura anche di invadere i suoi spazi. Le avevo dato dei consigli, detto di essere più determinata nel chiudere la storia ma lei faceva sempre la crocerossina. Mi chiedo: giusto fare come ho fatto o un genitore dovrebbe essere un pò più invadente? Credo che Giulia voleva dire qualcosa ma aveva paura di ferire il papà e la sorella», ha proseguito Cino Cecchettin. «I messaggi che ho risentito fanno male, dovevo sentirli, dovevo scardinare questa protezione verso me che avevo tanti pensieri sì. Se avessi saputo avrei agito, sarei andato a parlare con Filippo, avrei potuto fare qualcosa. I professionisti ci hanno detto che probabilmente sarebbe finita ugualmente così», ha aggiunto.

La moglie morta e quel corso di ballo

«Ho pensato tantissime volte al fatto che mia moglie, essendo morta prima, non ha sofferto per la morte di Giulia, non so fino a che punto essere grato o meno di tutto questo; da un certo punto di vista uno vorrebbe stare il più possibile con la propria compagna ma non farle subire questo strazio è stato meglio. Monica ha già sofferto 7 anni, averle potuto risparmiare anche questo dolore forse...è stato meglio così». «Ballare - ha aggiunto - è una forma di libertà e di vita. Devo ringraziare mia moglie, per anni abbiamo cercato di fare un corso di ballo, ci siamo riusciti fino alla chiusura per il Covid, poi abbiamo ripreso e ci siamo dovuti stoppare a causa della malattia. Devo ringraziare il mio maestro di ballo, che dopo la morte di mia moglie mi ha chiesto di tornare a ballare, io non volevo tornare. Fu proprio Giulia che mi ha detto: »papà vai, tu con mamma sei stato ineccepibile, devi cercare di essere felice«. Anche questo fa capire cosa era mia figlia; i miei giudici sono i miei figli. Ci sono scorciatoie per la felicità, la danza è una di queste», ha proseguito Cecchettin. «Elaboriamo un lutto quando pensiamo al nostro caro con il sorriso ma la mancanza di Giulia è così fresca.. tutte le notti sogno che arrivo alla zona industriale la carico in auto e torno a casa, mi godo anche questo dolore perchè in quel momento la vedo, magari impaurita. È un momento doloroso, fa male», ha proseguito Cecchettin, che ha risposto ad alcune domande degli studenti. «Aprire tutti i canali di comunicazione, anche solo far capire ai propri figli che anche le notizie dolorose il genitore è in grado di capirle, poi si trova una soluzione insieme. Aprire i canali del dialogo è la soluzione a tutto», ha detto ancora, rispondendo ad una studentessa.

Video

Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci