In un incidente stradale perse una gamba. Dopo 20 anni incontra la pediatra che gli salvò la vita: «Ti devo tutto»

Venerdì 4 Agosto 2023 di Gabriele Pipia
In un incidente stradale perse una gamba. Dopo 20 anni incontra la pediatra che gli salvò la vita: «Ti devo tutto»

PADOVA - Un primo abbraccio lungo cinque intensi secondi, un’ora abbondante di chiacchierata e poi un altro abbraccio ancora più forte e sentito. Dopo vent’anni Anthony Civolani ha chiuso il suo cerchio. La notte del 31 luglio 2003 in un terribile incidente stradale perse una gamba ma ieri pomeriggio ha ritrovato la dottoressa che gli salvò la vita.

Sarebbe morto dissanguato se quella giovane specializzanda fuori servizio non fosse subito intervenuta in mezzo alla strada arrestandogli l’emorragia. Oggi è un’affermata pediatra, si chiama Barbara Andreola e ha risposto emozionata all’appello lanciato dal padovano sul Gazzettino di lunedì: «So che una pediatra mi salvò ma non so chi sia. Vorrei conoscerla». 

Tre giorni dopo eccoli qui, quasi coetanei, seduti al tavolino della pasticceria Agostini di Padova. Lui con una maglietta di Batman («perché dopo tutto quello che ho passato mi sento un supereroe») e lei con una t-shirt piena di cuori rossi («molto pediatrica»). Bevono due spremute e si scambiano complimenti reciproci. «Sei un’eroina, mi hai salvato» dice Anthony singhiozzando per la commozione. «Io non sono un’eroina, ti sei salvato perché ti hanno fatto un’operazione - garantisce lei -. Ma sei stato bravo a tenere duro ricostruendo la tua vita». Quella che segue è un’ora di chiacchierata fatta di tante domande reciproche per unire i tasselli mancanti. Una chiacchierata che suona come un inno alla vita. 


LO SCHIANTO
Prima di raccontare l’incontro bisogna ripercorrere il dramma. Quel giovedì notte di vent’anni fa Anthony è un ventinovenne agente di commercio in sella alla sua nuova moto quando percorre la Strada Battaglia rientrando dal cinema. È stato a vedere “The italian job” e non immagina che un automobilista davanti a lui decida di fare un’improvvisa inversione a U tagliandogli la strada. L’impatto è terribile, Anthony è costretto all’amputazione e passa i successivi due anni e mezzo in carrozzina. Ma molto probabilmente non sarebbe in questo tavolino del bar se su quella strada non ci fosse stata lei, la pediatra che ora ricostruisce tutto scavando nei cassetti della memoria. 


LA TESTIMONIANZA
«All’epoca ero una specializzanda di Pediatria e stavo seguendo un indirizzo di medicina d’urgenza. Stavo tornando da Este dove ero stata a vedere il concerto di Fiorella Mannoia. Ero in auto con il mio futuro marito, ci trovammo incolonnati e vedevo da distante molto fumo. Quando mi avvicinai la situazione era davvero grave, c’era sangue ovunque. Chiesi se c’era qualcosa da utilizzare come laccio emostatico, credo di aver preso una cintura».
Anthony ascolta con attenzione e ammette: «Io ho solo tanti flash, non ho un ricordo completo di quella notte». E allora continua la dottoressa: «Insistevi perché volevi toglierti il casco mentre io cercavo di tenerti il più fermo possibile. Nei giorni seguenti mi informai sulle tue condizioni e mi dissero che eri in terapia intensiva. Fu poi un amico ortopedico a raccontarmi che la gamba era stata amputata». 


Dal lato medico la conversazione si sposta poi sulla dinamica di quel maledetto incidente. Anthony si accende, prende in mano cucchiaini e tazzine e con quelle ricostruisce la dinamica. «Non la scorderò mai».
C’è poi spazio anche per il lato più umano. È ancora Anthony, che nel frattempo si è laureato e oggi gestisce una villa per eventi privati sui colli euganei, a parlare con un grande un senso di liberazione: «Devo dirti grazie anche a nome di mio papà che avrebbe tanto voluto farlo ma adesso non c’è più». 


Il momento del saluto è anche quello della promessa: «Scambiamoci i numeri di telefono e restiamo in contatto». La dottoressa è molto riservata, per nulla amante dei riflettori. Ma capisce bene il valore umano di questa storia e ha risposto all’appello appena ha visto l’articolo condiviso in una chat tra colleghi: «Mi ha fatto piacere, è stata una bella chiusura del cerchio. Spesso quell’incidente mi era tornato in mente».


LA SODDISFAZIONE
Anthony Civolani ha realizzato il suo desiderio. Per vent’anni non aveva cercato la pediatra «perché incontrarla avrebbe significato incontrare nuovamente il dolore» ma negli ultimi giorni si è sentito finalmente pronto. Per aiutarlo dopo l’appello lanciato sul giornale si sono mobilitati tutti: il dg dell’Azienda ospedaliera Dal Ben e la direttrice della pediatria Da Dalt, il presidente della federazione dei pediatri padovani Pisetta e tantissimi colleghi. 
Alle quattro del pomeriggio, uscendo dal locale, Anthony sorride. Per aver realizzato il suo desiderio, ma anche «per tutte quelle persone che hanno preso a cuore la mia storia».

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Ultimo aggiornamento: 17:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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