«Indisponibili per le Olimpiadi: forse chiuderemo prima del 2026»

Venerdì 22 Marzo 2019 di Yvonne Toscani
Lo storico albergo Centrale di Santo Stefano di Cadore gestito da Renza Buzzo Piazzetta e dalla figlia
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Con gli attuali chiari di luna, in Comelico, è impossibile pianificare l’attività alberghiera per i prossimi sette anni, cioè per le Olimpiadi del 2026. Sette anni sono troppi per poter impegnarsi e garantire, oggi per un domani così lontano, la disponibilità delle camere. I giochi invernali, se saranno assegnati a Cortina-Milano, richiederanno 20mila stanze d’albergo in tutto il Veneto. Nel raggio di 50 chilometri da Cortina potranno essere coinvolti 350 alberghi, per accogliere atleti, autorità, tecnici, forza lavoro, spettatori e giornalisti. Così ogni struttura interessata è stata invitata a trasmettere al Cio, con la massima precisione e rapidità, informazioni sul numero di stanze disponibili, da bloccare quindici mesi prima dell’evento. All’albergo Centrale, sorto nel cuore di Santo Stefano alla fine dell’Ottocento e giunto ormai alla terza generazione, ringraziano ma rinunciano. «Purtroppo – afferma Francesca Dellamore, figlia della titolare, Renza Buzzo Piazzetta – siamo mortificati di non poter dare la nostra disponibilità così a lungo termine, nostro malgrado, perché non sappiamo se da qui al 2026 saremo ancora in attività». 
 
Un’eventuale decisione che sarà dettata non dalla volontà bensì dalla costrizione, perché in questo suggestivo angolo delle Dolomiti, il settore alberghiero viene portato avanti con estrema difficoltà e una montagna di sacrifici. E ciò accade anche dove è sempre stato riscontrato l’apprezzamento dei clienti, come nel caso del Centrale. Ma senza i numeri per sopravvivere diventa tutto più difficile ed impossibile progettare per il futuro. 
«Il grosso del turismo si indirizza verso località più note – continua l’albergatrice – vuoi per fama ed imponenza dei panorami, ovvero Cortina e Misurina, vuoi per risorse grazie allo statuto speciale, ovvero l’Alto Adige ed in particolare la Val Pusteria a noi confinante». E l’occasione è delle migliori per sottolineare ciò che manca al Comelico, vale a dire le risorse alle attività tramite una defiscalizzazione, cavallo di battaglia della giovane imprenditrice. 
«Assieme alla zona franca – aggiunge – è assente il supporto della Provincia e della Regione, che in Alto Adige fanno una promozione del territorio studiata, a 360 gradi, efficace e non a spizzichi e bocconi con fantomatici lanci di nuovi loghi ed altre iniziative estemporanee, costose e con impatto pressoché nullo»”.
Eppure non tutto l’arco alpino è in difficoltà, come testimoniano le due valli altoatesine della Pusteria e Casies. All’hotel comeliano snocciolano, uno dopo l’altro, i dati sul ridente comprensorio confinante. 
FIGLI E FIGLIASTRI DI STATO
«Non si tratta di un miracolo – spiega Dellamore –. È un successo dovuto alla benevolenza dello Stato italiano, che ha figli e figliastri, nell’assoluto silenzio di qualsivoglia nostro rappresentante politico e di categoria. Perché non è pura casualità se i decenni di forte sviluppo turistico della Val Pusteria corrispondono ai decenni di forte declino turistico del Comelico: e non è pura casualità che questi decenni siano successivi agli anni Settanta, ovvero dopo il Pacchetto per l’Alto Adige».
La chiusa è tutta dedicata all’opportunità di conoscere il parere del Dipartimento per le Politiche Europee e della Commissione europea sul tema: «In quanto, forse, dalla tutela di una minoranza siamo passati ad una sorta di aiuto di Stato, che falsa la concorrenza».
Ultimo aggiornamento: 21:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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