«Migranti in arrivo, soluzioni estreme»: attese 250 persone, pesanti ricadute sociali

Sabato 15 Luglio 2023 di Lauredana Marsiglia
Migranti a Belluno

BELLUNO - La risposta dei sindaci alla supplica del prefetto di trovare altri alloggi per far fronte alla nuova ondata di arrivi di migranti, ne sono previsti 250 da qui a settembre, è stata molto tiepida, se non fredda. Dei 61 primi cittadini convocati ieri in prefettura se ne sono presentati 30. Così, nel tardo pomeriggio di ieri, il prefetto, Mariano Savastano, si è visto costretto a convocare un nuovo vertice, in agenda per martedì alle 10.30.

VERTICE NON RINVIABILE
Gli invitati al "tavolo di emergenza" sono l'assessorato regionale alla Protezione civile, il presidente delle Provincia, il sindaco di Belluno, il questore, il comandante provinciale dei carabinieri, il comando dei vigili del fuoco, il vescovo e il presidente Caritas.

Poche righe: «L'incontro si rende necessario al fine di condividere soluzioni organizzative "estreme" che potranno avere forti ricadute sul tessuto sociale. La riunione ha carattere di urgenza e non può essere rinviata».

STRUTTURE PROVVISORIE
Facile ipotizzare che la soluzione "estrema con forti ricadute sociali" possa configurarsi in una soluzione abitativa provvisoria. Tendopoli? Container?
Ieri, l'appello del prefetto è risuonato forte, chiamando in causa tutti: dalla Diocesi alla Caritas, dai sindaci a Confindustria, dagli albergatori ai privati. Attualmente sono già 300 i migranti presenti in provincia.

I COMUNI NON CE LA FANNO
Dai sindaci dei piccoli comuni, tuttavia, non c'è stata apertura, non per mancanza di volontà ma per mancanza di risorse finalizzate a gestire queste persone che necessitano di tutto. Ne sa qualcosa Sara Bona, sindaca di Tambre, che in aprile aveva aperto le porte a due giovani del Sud Sudan: «Ho dovuto seguirli personalmente, con l'aiuto degli assessori, occupandomi anche di portarli dal medico per la scabbia. Ma alla fine l'esperimento è durato due giorni, perché al terzo, spaventati dal freddo e dalla neve, se ne sono andati. Ma non è così che si fa accoglienza. Non si può semplificare in questo modo. Senza contare che l'Alpago conta già un alto numero di presenze dovute al Cas dell'albergo Alpago».

«NON BASTA UN TETTO»
«Ospitare un migrante non significa solo dargli un tetto e da mangiare - aggiunge Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore - ma occuparsi di visite, documenti, di integrazione. E questo spetta al sindaco o qualche assessore perchè di personale noi non ne abbiamo, così come non abbiamo strutture per ospitarli. Non sono riuscito a dare un alloggio nemmeno al segretario comunale. Siamo tutti molto preoccupati da questa situazione».
Alle proteste dei sindaci replica brevemente il prefetto Savastano, sbottando: «Eh vabbè, in emergenza ci si dà da fare, tutti. Io non ho certo la bacchetta magica. Non è facile neanche per me».

MANCANO 100 POSTI
Al di là delle parole ci sono poi i numeri legati alla logistica. Li ha snocciolati ieri Savastano al tavolo con i sindaci. All'appello mancano un centinaio di posti. Gli altri sono stati reperiti grazie all'individuazione di più strutture e alla collaborazione di quattro cooperative: Integra, Dumia, Sviluppo e Lavoro di Belluno e Casa Solare di Padova.

«COINVOLGERE LA COMUNITÀ»
«La settimana scorsa - spiega il prefetto - abbiamo aperto alcune strutture di accoglienza, altre le apriremo nei prossimi giorni. Una a Tai di Cadore, ovvero la Casa per ferie messa a disposizione dal Patriarca di Venezia che dispone di 50 posti; poi c'è quella di Sedico con 18 posti già occupati e da lunedì ce ne saranno altri 6 disponibili. La settimana prossima avremo un'altra struttura a Borgo Valbelluna per altri 10 posti. Il primo agosto apriremo a Lamon nella struttura delle suore della Carità che ha una capienza di 25 posti. Ma non basta, per questo rinnovo il mio appello a tutti, magari anche a chi ha un albergo e si fa carico di un migrante che magari può poi essere impiegato come lavoratore vista la carenza di personale. Insomma, ho bisogno dell'aiuto di tutti. Ecco perché mi sono rivolto anche ai sindaci affinché tramite loro si coinvolga la comunità, dalle parrocchie ai volontari fino ai privati».

ACCORDO SOLO PER 17
Attualmente sono 17 i sindaci che hanno firmato l'accordo per collaborare impegnandosi a gestire piccoli numeri, dalle 2 alle 5 unità.
«Ho ringraziato per la collaborazione - conclude Savastano - ma serve uno sforzo in più». Da qui il tavolo di emergenza.
 

Ultimo aggiornamento: 12:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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