FELTRE - Niente da fare per una donna straniera residente a Feltre arrivata fino al Tar per ottenere la cittadinanza italiana, che le era stata negata in un primo momento.
La storia
La vicenda inizia 12 anni fa, nel 2008, quando la straniera “feltrina” presenta istanza per ottenere la cittadinanza italiana. Qualche mese dopo, nel 2009, la Prefettura di Belluno esprime parere contrario sulla base di un rapporto informativo della Questura bellunese datato 24 marzo 2009, che spiegava come sui figli maggiorenni della donna gravassero o numerosi precedenti penali e di polizia.
Successivamente, con nota ministeriale nel 2013 veniva comunicato il preavviso di diniego, che la straniera ha impugnato al Tar per tutta una serie di motivi. I giudici hanno sottolineato che «comportamenti anche penalmente rilevanti dei familiari di primo grado (che nel caso di specie sono 3 figli), quando si tratta di familiari conviventi possono essere considerati al fine di motivare il diniego della cittadinanza italiana della madre, in quanto sono indice della integrazione del nucleo familiare nel quale l’istante vive».
Sottolineano poi che «i due aspetti della convivenza e dello stretto grado di parentela costituiscono elementi significativi della sicura influenza svolta dal familiare, che abbia commesso reati, sulla donna». Ricordano poi dal certificato dalla residenza-stato di famiglia del Comune di Feltre, del 17.9.2020, risulta chiaramente che la donna e i tre figli sono residenti nella medesima abitazione.