La foto "araba" del Papa e i commenti di Barbisan: replica alle critiche di un lettore. Che sbaglia bersaglio

Mercoledì 27 Marzo 2024
La foto ripostata da Fabiano Barbisan

Buongiorno direttore,
sono a rappresentarle il mio disappunto e utilizzo un termine corretto, dopo aver visto e letto nel quotidiano da lei diretto l'articolo nel quale lei ha autorizzato la pubblicazione del farneticante post con allegato fotografico del consigliere regionale Barbisan. Vorrei chiederle se in Italia non esiste più il reato di vilipendio ancorché e se in nome della libertà di espressione ormai sia consentito di tutto e di più.


E se io mi permettessi di dipingerLa con frasi ingiuriose e magari qualche foto Lei userebbe lo stesso trattamento oppure no? Se vuole rispondere direttamente sul quotidiano da lei diretto sarebbe cosa professionalmente giusta.


Dario Di Giovanni


Caro lettore,
capisco che viviamo nella società della comunicazione e che spesso capita di confondere la realtà con la sua rappresentazione, ma il suo disappunto lei dovrebbe indirizzarlo al consigliere regionale veneto Barbisan.

Non a me. Noi abbiamo fatto solo il nostro lavoro: abbiamo dato una notizia e l'abbiamo corredata di un elemento fondamentale, cioè l'immagine ritoccata e commentata del Pontefice rilanciata da Barbisan sul web. Senza quella foto sarebbe stato difficile per chiunque comprendere di cosa si stesse parlando e le polemiche generate. Quella foto infatti "è" la notizia o, almeno, ne rappresenta l'elemento principale. Lei è naturalmente libero di ritenere che quell'immagine e quei commenti non meritassero alcuna attenzione e andassero cestinati perché farneticanti. Questione di punti di vista. La sua idea di libertà di espressione, almeno in questo caso, forse è un po' diversa dalla nostra: a noi pare che se un rappresentante del popolo, non un qualunque cittadino o uno dei tanti leoncini da tastiera che popolano il web, diffonde un'immagine del Papa travestito da arabo e la corredata con espressioni forti e grevi ("Quest'essere è il male assoluto del cristianesimo" o " Cari fedeli dovete cominciare a studiare il Corano"), la cosa non debba passare sotto silenzio. Posso comprendere che vedere quella foto l'abbia infastidita o che abbia generato il suo disappunto e urtato la sua sensibilità religiosa, ma se dovessimo non pubblicare tutte le immagini o le notizie che indignano o infastidiscono qualcuno, i giornali e le Tv rischierebbero di rimanere vuoti. O cesserebbero di esistere. Quanto poi a ciò che accadrebbe e come mi comporterò se lei diffondesse una mia foto artefatta con frasi più o meno ingiuriose, le confesserò che una cosa del genere è già accaduta. Come mi sono comportato? Ci ho riso sopra e non me ne sono curato. Farei dunque lo stesso. Anche perché ci sono un paio di dettagli non irrilevanti che andrebbero considerati: lei, se non sbaglio, non è un consigliere regionale. E io, e di questo sono assolutamente certo, non mi chiamo Bergoglio.

Ultimo aggiornamento: 11:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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