Nel governo convivono tre linee politiche, un accordo è necessario o a settembre i mercati si scateneranno

Martedì 14 Agosto 2018
Caro Direttore,
in una intervista dei giorni scorsi, in cui fra l'altro si dichiara convinto che l'Italia subirà a fine agosto un attacco speculativo dei Fondi di Investimento internazionali, Giarcarlo Giorgetti, uomo di fiducia di Salvini nel governo, avrebbe affermato: «Se arriva il temporale, apriremo l'ombrello. L'Italia e un grande Paese e ha le risorse per reggere, anche grazie al suo grande risparmio privato...». Non so se il Sottosegretario se ne sia reso conto, ma parole del genere possono suonare piuttosto sinistre alle orecchie degli italiani, molti dei quali non hanno ancora dimenticato quella notte fra il 9 ed il 10 luglio 1992, quando il governo Amato operò il famoso prelievo forzoso del 6 per mille sui conti bancari. Il risparmio degli italiani, circa 4.300 miliardi già pesantemente tassati, è degli italiani, e non dello Stato, per cui è opportuno che il governo, abbandonando ogni sparata demagogica, metta in campo politiche atte a tranquillizzare i mercati, fugando così nei cittadini il timore che i propri risparmi siano a rischio patrimoniale.

Umberto Baldo

Caro lettore,
la politica economica del governo Conte, al di là di dichiarazioni di principio, resta ancora piuttosto indefinita. Partiti e ministri non hanno ancora trovato un punto di equilibrio che possa contemperare le promesse elettorali ( flat tax innanzitutto) con le esigenze di bilancio. Nell'esecutivo convivono almeno tre linee diverse e sarà necessario trovare una mediazione se non vogliamo che a settembre i mercati finanziari si scatenino. Non credo però che Giorgetti parlando dei risparmi privati pensasse in alcun modo a un bis della manovra Amato del luglio 1992 sui conti correnti né a qualche forma di patrimoniale: sarebbe un tradimento degli impegni elettorali. Il sottosegretario si riferiva al fatto che l'imponente debito pubblico è controbilanciato da una notevole ricchezza privata che non ha paragoni negli altri Paesi europei e questo rende l'Italia meno povera di quanto le statistiche europee facciano apparire. Resta il fatto che se non riusciamo a ridiscutere e modificare i vincoli di bilancio fissati dall'Europa sarà difficile impostare politiche economiche come quelle immaginate dai partiti oggi al governo.
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