Matteo Renzi non vuole uscire ufficialmente allo scoperto sulla vicenda di Beppe Sala. Dopo le dimissioni, il segretario del Pd trascorre le sue giornate in famiglia o a chattare su Fb per «ascoltare il Paese» e preparare la «ripartenza».
Ma da ciò che ha confidato ai suoi, l’ex premier non è per nulla imbarazzato per l’avviso di garanzia al sindaco di Milano che ha voluto e coccolato: «Non lo sono perché sono certo dell’onestà di Sala. E poi piuttosto che pensare a Milano bisognerebbe pensare a ciò che sta accadendo a Roma». E benedice, Renzi, la decisione del sindaco di autosospendersi «per dare un segno di rispetto ai milanesi». E perché «così si mette fretta alla magistratura: facendo un passo di lato, Sala ha voluto dire ai magistrati di fare in fretta: finché non chiudono l’indagine, che era stata archiviata dalla Procura, Milano resterà senza sindaco...».
«DIFESA SINCERA»
Non è una difesa d’ufficio. Renzi è davvero dalla parte di Sala. E’ stato lui a sponsorizzare la candidatura dell’ex commissario dell’Expo alle primarie del centrosinistra per il ruolo di sindaco. E’ stato lui a stargli a fianco finché è rimasto a palazzo Chigi. Tant’è che il 13 settembre ha firmato con Sala il patto per Milano: 2,5 miliardi per il prolungamento della metropolitana, per il recupero delle periferie, no-tax area sui terreni dell’Expo. E due giorni prima della cocente batosta referendaria, il 2 dicembre, Renzi ha lanciato la città meneghina come «capitale d’Europa» dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Un atteggiamento apprezzato dai milanesi: i Sì alla riforma costituzionale in città sono stati il 51,1 per cento. Solo nell’Emilia Rossa e a Firenze sono stati di più.
Milano, insomma, è il laboratorio del renzismo. Dei moderati che vanno a braccetto con la sinistra. Di una città che cavalcando l’Expò, l’esposizione universale che Renzi considera uno dei suoi maggiori successi, è riuscita ad agganciare un sorprendente e inaspettato risorgimento culturale ed economico. Un «fiore all’occhiello» per Renzi che ha detto mille volte: «Tutti scommettevano che non ce l’avremmo fatta. Invece è andata alla grande e abbiamo dato un esempio al mondo intero». Anche grazie al lavoro di Sala, all’epoca commissario dell’Expo.
«HA FATTO BENE»
Così adesso che il sindaco si trova in guai giudiziari, Renzi e i suoi gli si stringono intorno. Emanuele Fiano, proconsole del Pd nella città meneghina, dichiara: «
Montano invece le perplessità per la decisione della Procura generale di riprendere l’inchiesta precedentemente archivia dai pm. «E’ davvero curioso ciò che è avvenuto», si osserva al Nazareno, «rispettiamo i magistrati, ma adesso serve rapidità, la città ha bisogno di un sindaco nella pienezza dei poteri». E non manca un po’ di disappunto per la coincidenza con l’esplosione dell’affair romano: «Senza, avremmo potuto essere molto più duri con la Raggi e il suo braccio destro Marra...».
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