«Ho scoperto quanto le persone possano essere cattive. Ho scoperto come la gente segue la massa per la paura di essere giudicata. Ho scoperto come nessuno vuole sapere come stai veramente ma cerca solo di vedere il marcio con lo scopo di vendere l'articolo perfetto. Ho scoperto come la gente interessata a vedere solo l'1% di ciò che si crede senza voler approfondire il resto 99%. Ho scoperto che la vita è spietata e che nessuno ti aiuta a rialzarti ho scoperto che la gente gode nel vedere qualcun altro fallire ho capito che non voglio mollare. (Immagino già che si cercherà della malizia in ogni mio gesto). Non c'è miglior sordo di chi non vuol sentire». Lo scrive in una storia sui social Vito Loiacono, uno dei ragazzi di The Borderline, il gruppo di youtuber coinvolto nell'incidente in zona Axa nel quale è morto il piccolo Manuel, 5 anni, a bordo di una Smart insieme alla mamma e alla sorellina di 3 anni.
Il canale Youtube
Sul suo canale Yuotube dove conta più di 234 mila iscritti, Loiacono si presenta così: «Ciao sono Vito, ma potresti conoscermi come er MOTOSEGA...
L'incidente
Proprio durante le riprese di uno dei video in cui insieme agli amici The Borderline era a caccia di follower, Loiacono è rimasto coinvolto nello schianto in cui ha preso la vita il piccolo Manuel. Alla guida della Lamborghini su cui viaggiava c'era Matteo Di Pietro, il ventenne indagato per omicidio stradale e lesioni, insieme ad Alessio Ciaffaroni, Simone Dutto e Gaia Nota, che ora rischiano l'accusa di concorso colposo nell'omicidio. I militari hanno acquisito materiale anche nella sede della "Theborderline", la società utilizzata dai ragazzi per organizzare le challenge da pubblicare sul loro canale Youtube, seguito da oltre 600mila followers. La posizione di Di Pietro, che era alla guida con tracce di cannabinoidi nel sangue, si è aggravata, anche per le testimonianze sulla velocità alla quale viaggiava l'auto e adesso, se le perizie dovessero confermare, il ragazzo rischia l'arresto.
Le videocamere
Dopo il sequestro dei cinque telefoni e un'analisi dei cellulari, che in tempi brevi dovrebbe stabilire se gli altri occupanti dell'auto incitassero Di Pietro a superare i limiti di velocità, la procura di Roma ha delegato ai carabinieri altri accertamenti: si cercano innanzi tutto le GoPro e altre videocamere con le quali i ragazzi riprendevano la sfida e i computer, dove i video potrebbero essere stati scaricati. Immagini fondamentali per stabilire se gli altri passeggeri abbiano avuto un ruolo in quella folle corsa e riprendessero la scena. In base alle testimonianze, tra l'altro, è emerso che l'auto andava a elevatissima velocità. Nei dispositivi mobili si cercano le chat, i messaggi, intercorsi tra i ragazzi o dialoghi utili alle indagini per ricostruire quanto avvenuto mercoledì intorno alle 16 in via di Macchia Saponara, nel quadrante sud della Capitale. Secondo alcuni testimoni oculari, infatti, anche dopo il tragico scontro alcuni dei ragazzi avrebbero continuato a riprendere con le videocamere dei cellulari, scatenando la reazione delle persone accorse a prestare aiuto.
I testimoni
Correvano «come matti» da «due giorni», hanno riferito i testimoni oculari. La Lamborghini ha preso la Smart e «l'ha trascinata» per metri. In calendario, appena le condizioni lo renderanno possibile, anche la convocazione della mamma del piccolo, che ha lasciato l'ospedale Sant'Eugenio dove era stata ricoverata. E proprio la legale della famiglia, Ilaria Mistretta, ha chiesto con una diffida inviata ai «sensi della normativa della privacy, della carta di Treviso e del codice di deontologia dei giornalisti a rimuovere e non pubblicare qualsiasi immagine e/o riferimento anagrafico del minore e della sua famiglia da qualsiasi articolo o servizio giornalistico» riguardante la vicenda. Chi non riesce davvero a farsene una ragione è il padre del bambino, Marco Proietti, che su Instagram ha postato una storia da cui emerge tutto il dolore e la rabbia: «Volevo esprimere, con quel che resta del cuore mio, di Elena e della piccola, un ringraziamento a voi che avete pregato, donato e anche solo pensato al nostro Manuel strappato da sto mondo infame. Ti ameremo per sempre!»