Meloni da Biden, asse contro i trafficanti di esseri umani. La tregua a Gaza e il nodo dei fondi a Kiev

Il premier è a Washington per incontrate il presidente degli Stati Uniti

Venerdì 1 Marzo 2024 di Francesco Bechis
Meloni da Biden, asse contro i trafficanti di esseri umani. La tregua a Gaza e il nodo dei fondi a Kiev

Ritorno alla Casa Bianca.

In un hotel nel centro di Washington la bandiera americana e italiana sventolano insieme, spazzate da un venticello gelido. Giorgia Meloni è riuscita a incastrare le agende per una visita lampo qui, nella capitale americana, e un faccia a faccia con Joe Biden.

Torna questa volta nella veste di presidente del G7. E insieme alla figlia Ginevra, inseparabile nei viaggi delle grandi occasioni (la seguirà anche stasera in Canada). La volta scorsa, a luglio, la piccola Meloni non era entrata nello Studio Ovale - accompagnata in giro dallo staff - e Biden aveva rimbrottato la premier italiana: "Perché non me l'hai portata?".

Incontro breve, oggi, ma agenda pienissima. La guerra in Ucraina, lo stillicidio a Gaza che non accenna a fermarsi. Ma anche le pagine al centro del G7 a guida italiana, in programa a giugno in Puglia. Dall'Intelligenza artificiale al nodo dei migranti. Qui l'Italia chiederà una mano alla controparte americana. Un patto per combattere i trafficanti di esseri umani che alimentano i flussi migratori dall'Africa subsahariana fino al Mediterraneo.

Le questioni in sospeso

Per Meloni il vis-a-vis nell'Oval Office è però soprattutto l'occasione di un endorsement politico americano alla leadership G7, carta che la premier ha bisogno di giocare anche sul piano interno, quando mancano tre mesi al grande spartiacque delle elezioni europee.

A casa la presidente del Consiglio, volata qui per una doppia tappa a Washington e a Toronto, da Justin Trudeau, lascia un lungo cahiers de doleances. In primo piano le tensioni sugli scontri tra polizia e studenti a Pisa, il gelo fra Palazzo Chigi e Quirinale che sulle manganellate degli agenti agli alunni liceali hanno preso posizioni quasi diametralmente opposte. E poi ancora, la sconfitta alle elezioni Regionali Sarde, l'ansia che sale per il test fondamentale dell'Abruzzo, il prossimo dieci marzo, con il campo largo Pd-Cinque Stelle che promette di insidiare il supermeloniano Marco Marsilio.

Gli aiuti ucraini

A Washington, per 24 ore, tutto questo resta sullo sfondo. Meloni parte alla volta della Casa Bianca con un lungo corteo di moto e auto blu con le sirene spiegate. Con Joe deve allineare le agende sulla crisi ucraina e mediorientale. Entrambe in una fase drammatica. Da un lato la resistenza di Kiev che arranca mentre i russi avanzano al fronte. Lo scorso 24 febbraio, spalla a spalla nella capitale ucraina nel secondo anniversario della guerra, Zelensky ha chiesto all'alleata italiana un aiuto. E lei intende mobilitarsi, sfruttando i galloni della guida G7.

Qui a Washington gli aiuti finanziari all'Ucraina sono ancora bloccati nelle sabbie mobili di un Congresso immobilizzato, con i Repubblicani che frenano al nuovo invio di armi e munizioni e sullo sfondo l'ombra di Trump sulle presidenziali di novembre. La premier si è informata con l'ambasciata a Washington: tempi, numeri, vie d'uscita. Ma c'è poco che si possa fare, se anche Biden non riesce a sbloccare l'impasse, preso ormai da mesi da una feroce campagna elettorale contro il Tycoon repubblicano. Altra questione assai spinosa: la proposta, sostenuta a spron battuto da Usa e Regno Unito, di consegnare all'Ucraina le riserve russe congelate nelle banche centrali. Un tema che atterrerà sul tavolo del G7 e quindi è già sulla scrivania di Meloni. Ma di difficilissima realizzazione: può essere un precedente legale pericoloso. La premier ascolterà e medierà.

La tregua a Gaza

Poi, si diceva, il Medio Oriente. Le immagini della strage alla fila degli aiuti alimentari a Gaza - più di cento i morti, la maggior parti schiacciati dalla calca, in fuga per gli "spari di avvertimento" dell'esercito israeliano - hanno lasciato sgomenti tanto Meloni quanto Biden, che lo hanno fatto sapere. Su questo - la necessità di un cessate il fuoco nella Striscia per aiutare la popolazione civile e negoziare il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas - sia Roma che Washington la pensano allo stesso modo. Come sale anche l'irritazione verso l'oltranzismo di Bibi Netanyahu, il premier israeliano deciso a non fermare in alcun modo la campagna militare a Gaza. Biden pochi giorni fa aveva accennato alla possibilità di una tregua già questo lunedì. Ma le chances, già ridotte al lumicino, sembrano svanite dopo l'ennesimo bagno di sangue nella Striscia.

L'asse sui migranti

Infine, i migranti. Meloni cerca la sponda americana per il Piano Mattei, la roadmap di investimenti nell'energia e nella cooperazione allo sviluppo in Africa lanciata dal governo italiano. Serve un assist politico dall'America ma soprattutto il sostegno finanziario delle sue grandi aziende energetiche e non solo. Sul fronte della sicurezza l'asse con Washington è tanto più cruciale. A settembre, all'Assemblea generale dell'Onu, Meloni ha chiesto alla comunità internazionale di lanciare una "lotta senza quartiere" ai trafficanti di esseri umani. Oggi quell'appello pronunciato al Palazzo di Vetro riecheggerà anche alla Casa Bianca

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci