Il capitolo è ancora in bianco. O meglio, c’è per adesso solo un titolo: «Aumento una tantum dell’indennità di vacanza contrattuale». Per i dipendenti pubblici la Manovra rimane ancora un rebus da sciogliere. Dopo gli aumenti e gli arretrati per il rinnovo dei contratti del triennio 2019-2021, gli statali attendono di conoscere le intenzioni del governo sul prossimo contratto, quello che dovrà coprire il triennio che va dal primo gennaio di quest’anno al 31 dicembre del 2024.
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I COSTI
Nonostante questo gli aumenti sono costati per lo Stato e gli Enti locali, oltre 7 miliardi di euro. Anche considerando la previsione di inflazione dell’Istat al netto dei costi dell’energia, nel triennio 2022-2024 sarebbe necessario un aumento dei salari del 9 per cento. Servirebbero insomma, circa 15 miliardi di euro da trovare nelle prossime due leggi di Bilancio, con la complicazione che il nuovo Patto di stabilità che l’Europa sta preparando, prevede come elemento rilevante al fine del rispetto dei parametri, il controllo della spesa corrente pubblica.
Anche per questo i sindacati sono preoccupati. «Dalle prime bozze della legge di Bilancio», hanno scritto in una nota la segretaria confederale della Cgil, Tania Sacchetti, e i segretari generali di Fp Cgil e Flc Cgil, Serena Sorrentino e Francesco Sinopoli, «ciò che emerge con chiarezza è l’assenza dello stanziamento di risorse per i rinnovi contrattuali del triennio 2022 - 2024 e la previsione di una ancora non quantificata indennità di vacanza contrattuale. Riconoscere adeguamenti salariali ai dipendenti della sanità, dell’istruzione e degli enti locali, e dello stato», hanno aggiunto, «è un tema che il governo decide di non assumere.
LE REAZIONI
Dubbi anche dal segretario di Unsa-Confsal, Massimo Battaglia. «Non si vedono nella Manovra», dice, «risorse per i prossimi rinnovi contrattuali che permettano ai dipendenti pubblici di recuperare il potere d’acquisto logorato dall’inflazione galoppante di questi mesi e dal lunghissimo blocco dei rinnovi dello scorso decennio. Non vorremmo che il governo pensasse di poter di nuovo congelare la contrattazione nel pubblico impiego».
Per Marco Carlomagno, segretario generale di Flp, «occorre fare stanziamenti adeguati per i contratti oppure adeguare anche sotto forma di anticipi gli stipendi come fatto per le pensioni più basse. Con salari da 1300-1500 euro al mese di tanti lavoratori pubblici», spiega, « e un’inflazione al 12% annua non si riesce ad arrivare a metà mese».