Stefania Loizzi, la prima a denunciare il netturbino accusato da 5 donne: «Noi, vittime di violenza non nascondiamoci più»

L'ex gelataia: l'ho fatto per mia figlia, per me e le altre donne. Mi hanno scritto tante donne chiedendomi: come hai trovato questo coraggio?

Domenica 1 Ottobre 2023 di Maria Lombardi e Camilla Mozzetti
Stefania Loizzi

«Mamma, sei una grande, non devi temere niente e nessuno. Anche le altre devono uscire allo scoperto, come hai fatto tu. Questo mi ha detto mia figlia, e si è commossa. Se ho avuto il coraggio di denunciare e di dire a tutti, eccomi sono una delle vittime di Ubaldo, è lui che si deve vergognare e non io, se ci ho messo la faccia, l'ho fatto per lei, per mia figlia, l'ho fatto per me e per le altre. Chi ha paura e sta zitta, protegge questi mostri». E adesso, Stefania? «Ho un peso nel cuore e provo un senso di liberazione. Spesso piango, a volte crollo e imploro mia madre che non c'è più, ti prego mamma, aiutami tu. Soffro di attacchi di panico, quando la sera torno a casa da sola mi prende il terrore. Penso: e se lui mi manda qualcuno per vendicarsi? È dura, ma a tutte le donne che mi scrivono per chiedermi, come hai fatto, Stefania?, ripeto: coraggio, fatelo anche voi».
Stefania Loizzi, la prima a denunciare il netturbino romano Ubaldo Manuali, agli arresti domiciliari con l'accusa di aver drogato, stuprato e filmato almeno cinque donne (tante finora sono state le denunce contro di lui). Con le sue parole ha rovesciato il paradigma della vittima che dopo la violenza si nasconde, anche per vergogna, se parla è solo in tribunale, e nelle cronache diventa un nome di fantasia, senza volto, «il carnefice è lui, lui deve nascondersi». Stefania il suo volto ce l'ha messo, e ha fatto una rivoluzione.
 

Se ne rendo conto?
«Ancora devo rendermene conto, dentro di me c'è una ferita enorme. Solo io so quello che provo».
 

Che reazioni ha suscitato il suo gesto?
«Tante, tante persone mi hanno ringraziata, ho ricevuto solo un commento negativo. Donne che mi scrivono, aiutami, è successo anche a me, dove hai trovato il coraggio? Mi ha contattata anche una donna che era stata abusata da Ubaldo, aveva paura di parlare: le ho dato il numero del commissariato e le ho detto: chiama, subito».
 

Come è cambiata la sua vita?
«Ho dovuto lasciare Mazzano Romano, dove abitavo, mi hanno detto tante cattiverie.

Dopo il fatto del 14 gennaio del 2023 è venuta a casa mia la polizia scientifica per il sopralluogo. In paese hanno messo in giro la voce che mi avevano arrestata per spaccio e tante altre cose brutte. Sono dovuta scappare, ora vivo a Faleria, a casa di amici, e sto cercando un lavoro. Mi piacerebbe tornare a lavorare in una gelateria, come prima, sto cercando anche a Roma, ma non riuscirei a rientrare la sera tardi, da sola. Sono seguita dal centro antiviolenza, da una psicologa e un assistente sociale, sto facendo un percorso».


Il 14 gennaio del 2023, appunto. Dove si fermano i suoi ricordi?
«Ubaldo mi aveva chiesto l'amicizia su Facebook tempo fa, lo conosceva anche una mia amica e le ho detto: ma chi è questo? Mi sembra che ha gli occhi da matto. Ci siamo scambiati messaggi e incontrati varie volte, ma solo per aperitivi o cene. Mi diceva: mi interessi come donna, vorrei iniziare qualcosa con te, ci sono tante poco di buono che mi vengono dietro. Con lui sono stata chiarissima: l'amicizia va bene, ma altro no. Preferisco stare sola. Quella sera ha insistito per venire a cena a casa mia, tranquilla, porto tutto io, e mi ha convinta. Fino a quel momento non mi aveva mai mancato di rispetto. È arrivato alle 21, mentre eravamo in cucina ha aperto una bottiglia di prosecco, dai brindiamo. E io: che c'è da brindare? Ho bevuto un sorso e poggiato il bicchiere. Dai bevi ancora, mi pressava con la storia del brindisi. Ho bevuto un latro sorso, ho preso un piatto di patate per portarlo a tavola e poi non ricordo più niente».

Quando si è risvegliata?
«Alle 4 e ho visto la sua divisa sulla sedia, ma non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Alle 5,30 mi sono svegliata con il suo peso addosso e la sua mano in faccia. Che ci fai qua?, gli ho chiesto. Mi ha detto che mi ero sentita male e non mi aveva voluto lasciare sola. Ne ho parlato con il mio medico che si è preoccupato, mi ha mandata a fare le analisi e nelle urine c'erano sostanze sospette. Non ci potevo credere, pensavo che al massimo mi avesse rubato qualcosa in casa. L'ho subito denunciato, l'avrei fatto anche con un amico stretto. Da lì sono partite le indagini, la polizia scientifica è venuta a casa a prendere le lenzuola e fare un sopralluogo. Io non ricordo niente di quella notte, l'avvocato mi dice: meno male che non ricordi».


E poi ha deciso di non nascondersi.
«Ci ho messo la faccia anche per aiutare le altre donne e perché quell'uomo mi ha tolto la dignità. E ho ricevuto tantissime testimonianze di solidarietà, sia da uomini che da donne. Rispondo a tutti. Qualcuno mi ha detto: però, tu l'hai fatto salire a casa. Io mi fidavo di lui, ed è lui che si deve vergognare e deve pagare. Qualcuna mi chiede aiuto, qualcun'altra mi dice che ha paura di non essere creduta».


Chi le è vicino, in questo momento?
«Mia figlia, di 23 anni, mi aiuta tantissimo. Vede che cado, che ho momenti di sconforto e mi incoraggia. E i miei amici, non mi lasciano mai sola».


Il video di quella nottata è girato tra gli amici di Ubaldo. Cosa dire a questi uomini?
«Devono smetterla tutti quanti di essere complici. Nessuno che abbia detto: ma che stai facendo? Non ti vergogni? Ecco agli uomini, a tutti gli uomini, vorrei chiedere questo: e se l'avessero fatto a vostra figlia? A vostra sorella?».
 

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