Gianluca Amadori
SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE di
Gianluca Amadori

 Corruzione: tutti indignati per la "Retata Storica". Ma prima dov’erano?

Domenica 8 Giugno 2014
 L’hanno già soprannominata la "Retata Storica". Ma c’è davvero poco da ironizzare sull’inchiesta che ha portato all’esecuzione di 35 ordinanze di custodia cautelare per una serie di atti di corruzione, di finanziamento illecito dei partiti e di violazioni fiscali che ruotano attorno all’attività del Consorzio Venezia Nuova e dei lavori per la realizzazione del Mose; delle attività di salvaguardia della laguna e di alcuni project financing per importanti opere pubbliche.
C’è poco da scherzare perché il quadro che emerge dall’inchiesta della Procura di Venezia è inquietante. I magistrati hanno raccolto una enorme quantità di prove per dimostrare l’esistenza di un diffuso (e vergognoso) "sistema illecito", collaudato da anni: politici di massimo livello e vertici del Magistrato alle acque al soldo del Consorzio Venezia Nuova; un generale della Finanza pronto a dare informazioni sullo stato delle indagini; un magistrato della Corte dei conti accusato, per soldi, di aver accelerato la sigla sulle convenzioni del Mose per far liquidare al più presto i finanziamenti; imprenditori pronti a tutto pur di continuare a lavorare in posizioni di privilegio; funzionari pubblici appiattiti sul sistema. Accuse che dovranno passare al vaglio del Tribunale, ma il racconto di chi pagava, Giovanni Mazzacurati e Piergiorgio Baita, confermato da numerose altre confessioni e mesi di intercettazioni, indagini bancarie, riscontri di tutti i tipi, tratteggia scenari preoccupanti: per decenni tutto ha funzionato solo grazie a "mazzette" o contributi elargiti a destra come a sinistra, per tenere tutti "buoni".
Ma c’è poco da sorridere anche perché non è mai piacevole quando si è costretti a privare la libertà personale di qualcuno, seppure accusato di gravi reati. Invece in questi giorni, assieme ad una giusta indignazione, si assiste ad mal celata soddisfazione nel vedere i potenti finire in manette: la "Retata Storica" si sta trasformando in un irripetibile momento di catarsi; in un’occasione di purificazione in cui bruciare la "vecchia" (e cattiva) politica ed imprenditoria per scaricare su di lei tutte le colpe e nefandezze, e superare meglio il brutto momento di crisi e distrarre i cittadini dalle nuove tasse e dai sempre più pesanti sacrifici. Tra chi cavalca quest’onda compaiono anche molti di coloro i quali, fino a pochi mesi, fa erano pronti ad omaggiare gli stessi potenti oggi finiti in carcere, offrendo i propri servigi pur di far carriera e ottenere un incarico ben retribuito, una prebenda o almeno un invito a cena nei salotti che contano. Imprenditori, professionisti, amministratori ed esponenti politici. Ma anche qualche giornalista che, invece di occuparsi di inchieste e approfondimenti, preferiva fare da grancassa alle dichiarazioni del "doge" Galan o ai comunicati di Mazzacurati. Oggi sono tutti saltati sul carro degli onesti e dei moralizzatori, così come accadde con la Tangentopoli degli anni Novanta. Meglio tardi che mai, si potrebbe dire. Ma se tutti avessero fatto almeno un po’ il proprio dovere - chi dicendo no alle offerte di denaro; chi svolgendo il proprio ruolo di controllore; chi facendo l’imprenditore capace di mettersi in gioco sul mercato, grazie alle proprie capacità, e non attraverso le mazzette; chi denunciando il malaffare - probabilmente il "sistema illecito" targato CVN non sarebbe durato più di vent’anni. Invece la cosiddetta società civile ha messo in mostra la sua incapacità per l’ennesima volta: l’intervento spetta sempre alla magistratura, ora ai massimi della popolarità. Ma tra un po’, seguendo il solito copione, non appena passata l’ondata purificatrice, i magistrati saranno nuovamente contestati con l’accusa di intromettersi troppo nella vita politica...
Ultimo aggiornamento: 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA